"Siamo assolutamente contrari alla riforma Bonafede del Csm, dalle notizie che abbiamo invece di limitare l'interferenza delle correnti sulle elezioni dei consiglieri va contro lo scopo dichiarato". La bocciatura di Paola D'Ovidio, presidente della corrente moderata Magistratura Indipendente, è netta.
Perché ritiene che il meccanismo proposto vada nella direzione opposta?
«Con il doppio turno elettorale si favoriscono accordi di desistenza tra le correnti, è facile che in base ai risultati del primo voto si creino alleanze sui candidati designati dalle correnti per ottenere nel secondo risultati soddisfacenti per tutti in tutti i collegi territoriali. La riforma Bonafede non realizza quello che dichiara, non rescinde in legame tra candidati e correnti, sembra più di facciata che sostanziale. Se veramente si vuole cambiare servono decisioni più forti».
Voi che cosa preferireste?
«La nostra prima proposta è un sistema uninominale con voto cosiddetto trasferibile o alternativo. Cioè, gli elettori possono indicare più candidati in ordine preferenza, anticipando di fatto il doppio turno. Un meccanismo che spiazzerebbe le correnti».
E la seconda?
«Il sorteggio temperato, tra candidati scelti in base a precisi requisiti, ed elezioni su questa base. In questo modo non si toglierebbe potere all'elettore, che può scegliere ma il potere alle correnti di designare i candidati».
Finora, è stato sempre così...
«Sempre di più negli ultimi anni, vuole un esempio eclatante? All'elezione del 2018 dei membri togati del Csm la quota per i pm era al solito di 4 posti e i candidati erano solo 4, uno per ogni corrente. Vuol dire che all'elettore il candidato era sostanzialmente imposto e la scelta per chi votava era solo tra le correnti».
Si è detto che con il sorteggio ci sarebbero problemi di costituzionalità, visto che i candidati del Csm devono essere eletti.
«In questo caso no, perché sono i candidati ad essere sorteggiati ma poi la scelta tra loro avviene con l'elezione. In questo modo si ridurrebbe l'incidenza delle correnti sui membri, il legame sarebbe minore e loro sarebbero più autonomi».
Chi non fa parte delle correnti non ha chance?
«Certo, ha vita più difficile, ma con il sorteggio qualunque indipendente potrebbe partecipare, arrivare al Csm e contare su un Consiglio non formato su designazione delle correnti».
E per i laici scelti dal parlamento?
«La nostra proposta è di sceglierli tra chi non è in politica attiva, giuristi, professori, sempre per sfumare il rapporto con partiti».
Per evitare i traffici sulle nomine? «Criteri oggettivi già ci sono ma non sempre vengono rispettati, invece recuperando fasce di anzianità anche ampie e valutando insieme i titoli specifici e generici si garantirebbe maggiore trasparenza».
Dopo lo scandalo Palamara la fiducia nella magistratura è ai minimi storici.
«È vero, abbiamo visto interferenze forti per delegittimare candidati di correnti diverse.
Per questo ci interessa togliere ogni ombra e restituire credibilità alla magistratura, nell'interesse di tantissimi magistrati che lavorano lontano dai traffici di cui si parla nelle chat e, naturalmente, nell'interesse dei cittadini e del servizio giustizia».
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