Londra - No al mercato unico, sì a una nuova unione doganale. Il nuovo manifesto sulla Brexit di Jeremy Corbyn è l'affondo finale nell'attacco al governo May ormai in perenne stato confusionale a causa dello stallo sulle trattative con Bruxelles. Ieri, da Coventry, in un discorso largamente anticipato il giorno prima ai media nazionali, il leader laburista ha giocato duro tentando di sfilare a Theresa May anche l'appoggio degli imprenditori e affermando senza giri di parole che il suo partito desidera fermamente nel dopo Brexit «un'unione doganale rinnovata, fatta su misura per le relazioni tra il Regno Unito e l'Europa». Nel periodo di transizione la Gran Bretagna dovrà sottostare alle regole dettate dall'Unione, ma una volta fuori dovrà essere raggiunto un accordo nuovo «che offra la possibilità al Paese di avere voce riguardo ai futuri accordi europei». L'unione doganale non consentirà agli inglesi di siglare accordi indipendenti, ma Corbyn ha insistito su come questo sia il modo migliore per fare l'interesse del Paese ed ha invitato tutti i partiti politici ad unirsi al di là delle ideologie. «Il Labour non prende neppure in considerazione un accordo che lasci la Gran Bretagna fuori dai giochi, che diventi un soggetto passivo delle regole decise da altri», ha assicurato Corbyn, sottolineando inoltre che gli accordi commerciali fatti con i Paesi al di fuori dell'Unione Europea come la Cina e gli Stati Uniti non compensano l'eventuale danno che verrebbe da un'uscita drastica dall'Unione, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei lavoratori.
Con questa mossa il maggior partito d'opposizione mette alle corde il governo di Theresa May che rischia di finire nuovamente sconfitto nel voto decisivo, previsto in primavera alla Camera, su un emendamento presentato dall'ex ministro conservatore agli Affari Anne Soubry con il quale si chiede al governo di raggiungere un accordo per una soft Brexit, priva di tensioni. Con il supporto dei laburisti, il fronte dei «conservatori ribelli» potrebbe quindi raggiungere lo scopo, mandando allo stesso tempo alle trattative con Bruxelles una May sempre più debole nei confronti dell'Europa. Ieri il ministro per la Brexit David Davis ha detto a Corbyn di aver «tradito le promesse fatte ai suoi elettori», mentre il ministro agli Esteri Boris Johnson lo ha accusato di aver «alzato bandiera bianca di fronte all'Unione Europea».
Il leader laburista ha replicato che in questo momento il governo May non sa che pesci pigliare e commentando l'ultima riunione «carbonara» dei ministri a Chequers li ha descritti come «più intenti a mettersi d'accordo tra di loro che a trovare un accordo su Brexit». Sono invece rimasti delusi gli ottanta laburisti che avevano chiesto al loro leader di esprimersi anche a favore di una permanenza nel mercato unico: su questo Corbyn si è dimostrato irremovibile.
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