Corsa ai vaccini, strappo Bertolaso: ora la Lombardia cerca dosi da sola

L'ipotesi allo studio: un accordo con i produttori per superare il vincolo del brevetto e produrre la cura sul territorio. Il piano della Regione per le categorie professionali da immunizzare dopo i sanitari

Corsa ai vaccini, strappo Bertolaso: ora la Lombardia cerca dosi da sola

Una via lombarda alla vaccinazione di massa. Sarà questo il compito di Guido Bertolaso (foto) l'ex capo della protezione civile in procinto di essere «arruolato» nuovamente da Palazzo Lombardia per l'ennesima «missione impossibile».

Già ricercatore nel campo delle malattie tropicali, poi super-esperto di sanità in teatri di guerra e crisi umanitarie, il medico romano è stato appena chiamato, per la seconda volta, dalla Lombardia. A marzo la Regione più precocemente colpita dal Covid gli aveva affidato la realizzazione del Covid hospital di Milano, oggi lo ha contattato - la cosa appare fatta - per «sondare la sua disponibilità a collaborare al progetto di vaccinazione di massa anti-Covid per l'intera popolazione lombarda».

Bertolaso, per il presidente Attilio Fontana, dovrà mettersi alla testa della campagna, concretizzando il piano «che dovrà far seguito alla prima fase delle somministrazioni» quella riservata a medici e Rsa. E col suo profilo a cavallo fra organizzazione logistica e sanità, a Palazzo Lombardia lo accoglieranno a braccia aperte. Non come un «salvatore», piuttosto come il finalizzatore di un lavoro già avviato: un fuoriclasse capace di innestarsi su impianto di gioco già studiato, per fare il salto di qualità.

Al netto della propaganda ostile, la prima fase della campagna alla fine ha marciato, ma le prossime saranno ancor più impegnative vista la platea dei destinatari. Un'ipotesi di lavoro c'è già, e nei giorni scorsi l'hanno esaminata l'assessore al Welfare Letizia Moratti con Fontana e con la Protezione civile seguita dall'assessore Pietro Foroni. La Regione è pronta e ha in mente di «andare a cercare» categorie professionali da vaccinare in via prioritaria dopo i sanitari, dalle forze dell'ordine ai dipendenti dei servizi di trasporto. Tutti i dettagli di questa operazione però dipendono da nodi che tocca al governo sciogliere. E il governo appare in ritardo. Quanti e quali saranno i vaccini? Chi li somministrerà? Da queste domande deriva tutta l'organizzazione ma il governo non dà risposte. E più le settimane passano, più le Regioni si mostrano impazienti. Se le risposte non arrivano, però, è per le note difficoltà di approvvigionamento. Ecco dunque le varie ipotesi che circolano. Intanto si parla sempre più insistentemente - lo fanno anche i governatori - del vaccino russo, il cui impiego d'altra parte non è escluso neanche dalla Germania. Del siero creato col sostegno dall'agenzia governativa moscovita si è discusso anche durante l'audizione della direttrice dell'Ema davanti alla commissione Salute dell'Europarlamento e un'accelerazione fra produttori e Agenzia del farmaco potrebbe portare a un via libera anche in Ue. Ma è questione da risolvere fra Roma e Bruxelles, almeno per ora.

Secondo Affaritaliani.it, in ogni caso, tra gli obiettivi di Bertolaso potrebbe esserci «il superamento del vincolo del brevetto per la produzione dei vaccini anti-Covid». La penuria di vaccini, insomma, si supererebbe mettendo in moto «la macchina produttiva sul territorio». E la «esclusività del brevetto» sarebbe derogata, in quest'ottica, per via delle forniture ridotte. Tutto è in via di definizione.

E forse è solo una coincidenza il fatto che Bertolaso abbia pubblicato una sua foto con Albert Bruce Sabin, lo scopritore del vaccino contro la poliomielite che decise di non brevettarlo per consentire a tutti di vaccinarsi.

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