L'influenza mette in ginocchio l'Italia. Dopo due anni in cui è stata tenuta sotto controllo dal distanziamento sociale e dalle mascherine rese necessarie dal Covid, la malattia infettiva di stagione torna a colpire pesantemente. Sono 762mila gli italiani attualmente a letto, secondo il portale InfluNet che monitora la situazione dalla settimana numero 47 dell'anno a quella numero 13 dell'anno successivo, con un'incidenza pari a 12,9 casi ogni mille assistiti. Già 2,5 milioni i casi complessivi registrati sinora. «L'influenza è tornata peggio di come ci aveva lasciato nel 2019 ed è partita a razzo, siamo tornati alla forza propulsiva dell'influenza del 2009 con numeri alti anticipati rispetto alla stagione - spiega Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Abbiamo numeri importanti già a fine novembre. Sicuramente oggi fa paura anche per tutto quello che si porta dietro con una quantità di virus paninfluenzali, patologie da pneumococco e anche polmoniti». Cosa fare dunque? «Qualcuno dice rimettiamo le mascherine, io dico assolutamente no. Questi microorganismi devono circolare e hanno sempre circolato, ci dobbiamo proteggere ma come? Ad esempio, abbiamo perso molto la copertura per lo pneumococco, la vaccinazione da polmonite, ma anche quelle per l'influenza».
Bassetti, secondo cui La curva influenzale «continuerà a crescere perché questo è solo l'inizio», è preoccupato soprattutto per gli anziani. «Oggi l'incidenza è altissima tra i bambini piccoli, ma dove arriveranno gli adulti e poi i nonni. I primi perderanno qualche giorno di scuola ma i nonni finiranno in ospedale? Gli anziani in queste due settimane che ci separano dal Natale invece di correre a fare i regali correre a fare il vaccino antinfluenzale».
Ma sono preoccupati anche i pediatri. «Anche in Italia come nel resto dell'Europa - fa notare Mariano Magrì, pediatra del dipartimento di Prevenzione dell'Asl Lecce - stiamo registrando un picco che colpisce particolarmente i bambini, a cui si aggiunge la bronchiolite da virus respiratorio sinciziale. Si tratta di una ondata di contagi che inizia a mettere in crisi i reparti di Pediatria ospedalieri e gli studi dei pediatri di famiglia, specialmente nel Nord del Paese. Non possiamo dire che i casi siano più gravi o gravati da complicanze rispetto agli anni scorsi, anche perché i bilanci si fanno alla fine, quindi ne dovremo riparlare nella primavera del 2023. Ma certamente il numero di bambini colpiti dai virus dell'influenza è di gran lunga più elevato rispetto a quello registrato nelle ultime due stagioni invernali».
«In Lombardia assistiamo a una tempesta perfetta - spiega Roberto Caputo, segretario regionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) - che mette insieme più fattori: dalla scarsa alfabetizzazione sanitaria dei genitori al carico di lavoro dei singoli pediatri che hanno anche fino a 1.400 assistiti da seguire. Se, come sta accadendo in queste ultime settimana, l'incidenza dei casi sale rapidamente si creano diversi problemi».
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