"È corsa sotto l'ombrello nucleare Usa. Questa Russia autoritaria spaventa"

Il politologo: "L'attacco ha fatto venire meno i presupposti dei Paesi neutrali. Putin non sa guidare il Paese verso il futuro, pensa all'Urss"

"È corsa sotto l'ombrello nucleare Usa. Questa Russia autoritaria spaventa"

La Nato si allarga, la minaccia cresce?

«No. Trovo del tutto comprensibile la mossa di ripararsi sotto l'ombrello nucleare americano. In realtà bisogna ribaltare la prospettiva: l'attacco da parte della Russia ha fatto venir meno i presupposti dei Paesi neutrali come Finlandia e Svezia. Nazioni che, voglio ricordare, hanno sempre partecipato alle esercitazioni Nato. Il timore verso la Russia c'è sempre stato».

Il politologo Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni Internazionali nella facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore di Aseri, Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali non ha dubbi: il problema non è l'allargamento della Nato ma l'indebolimento progressivo della Russia. Lo ha spiegato anche nel suo ultimo libro, Titanic, Naufragio o cambio di rotta per l'ordine liberale edito da il Mulino in cui ricostruisce l'allargamento della Nato e dell'Unione europea verso Est.

La Russia che si sente isolata non è più pericolosa?

«È una follia dire che si sentono più insicuri. La Russia è debole perché non attrae nessuno. È questo il suo principale problema. Il suo regime politico, l'autoritarismo, la spinta sulla leva del nazionalismo di Putin, sono tutti fattori che fanno ritrarre il mondo dalla Russia. Un processo che oggi è accelerato per via della guerra, ma che in fondo c'è sempre stato».

Si riferisce alla guerra fredda?

«Esattamente. Finita la guerra fredda, quel modello è esploso. La società civile e i governi di molti paesi, compresa l'Ucraina, guardano alle democrazie occidentali perché desiderano vivere in delle società aperte, mentre invece al contrario la Russia rappresenta un modello di società chiusa da cui questi Paesi vogliono sfuggire. Le persone vogliono un futuro diverso, un futuro in una società aperta».

Cosa servirebbe invece alla Russia?

«Guardare avanti e invece lo sguardo è rivolto solo al passato. Il mondo sta andando in una direzione diversa, Putin invece cerca legittimazione all'interno a suon di parate militari, glorificando l'Unione Sovietica, rievocando Stalin. Invece di volgere lo sguardo al futuro affonda nel passato».

Che conseguenze avrà?

«Disastrose per il Paese. Ad un certo punto il conflitto finirà, ma la Russia dove si posizionerà? Il mondo è andato avanti, si sta affrancando dalle materie prime, dal gas e dal petrolio. I Paesi investono nella tecnologia, nella realizzazione di materie prime sintetiche».

Vede possibile una resa degli ucraini?

«Lo escludo. E poi perché, dopo che hanno combattuto come leoni, dopo i morti, le deportazioni, ora che stanno resistendo, non molleranno mai.

Putin invece domina e controlla tutti i media, se volesse potrebbe sedersi a un tavolo e trattare per uscire da una guerra che aveva sottovalutato da ogni punto di vista, facendo capire al mondo di essere un cinico e mediocre criminale».

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