A ridosso dell'apertura delle scuole gli insegnanti cominciano a darsi una mossa e si mettono in fila per farsi vaccinare. La Sicilia, patria dei diffidenti, che vantava un 42% di personale scoperto, ora diventa quasi virtuosa. Secondo gli ultimi dati già segnalati al commissario Figliuolo, i vaccinati con prima dose sono schizzati all'88%. Anche in Calabria, quel 30% di non vaccinati si è ridotto al 20% in pochi giorni.
E ora mancano all'appello per l'iniezione «solo» 8mila addetti nel settore scolastico. Il Piemonte, invece, ha ridotto la forbice e quelli che ancora non hanno aderito sono 10.500: circa l'8% dell'intera platea. Pure la Toscana scende, ma solo di quattro punti: dal 18 al 14%. A Bolzano, una piazza in cui c'è una scarsa adesione, fino ad ora, confidano nello sprint finale. «Sono state aperte le scuole per le vaccinazioni, si decideranno all'ultimo minuto», dicono al settore Sanità.
Il popolo della scuola dovrà poi misurarsi con il green pass e i relativi controlli. Dopo settimane di polemiche e di proteste, i presidi hanno ottenuto dal ministero un cambio di passo. I controlli manuali stabiliti inizialmente, saranno sostituiti da una piattaforma informatica gestita dalle segreterie. Secondo questo meccanismo, in caso di «semaforo verde» l'insegnante potrà entrare a scuola senza ulteriori controlli. Mentre in caso di «semaforo rosso» scatteranno le verifiche per capire se effettivamente il prof non può entrare in classe. Dopo 5 giorni di disco rosso e dunque di assenza ingiustificata scatta la sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio.
La questione, a questo punto, riguarda la tempistica: la piattaforma sarà operativa per l'inizio dell'anno scolastico? Lo stesso ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, lo esclude. «Stiamo lavorando con presidi e il Garante per avere uno strumento semplice e facile che permetta ai presidi tutte le mattine di controllare chi ha disco il verde e chi il disco rosso» conferma a Morning news di Canale 5. Si tratta di un'applicazione - ha aggiunto - che sarà disponibile per i professori da quando i ragazzi saranno a scuola». Dunque, tra una settimana si partirà con i controlli manuali e gradualmente si passerà (si spera) a quelli informatici.
Ma, a parte il gran pasticcio delle verifiche, il piano scuola del governo non convince la Fondazione Gimbe. Per una presenza al 100% le misure previste «non contengono rilevanti cambiamenti, a fronte di una variante del virus molto più contagiosa», si legge nel monitoraggio. Anche sui numeri non ci siamo. «Non esiste alcuna rendicontazione pubblica su come siano stati impiegati i 150 milioni del decreto Sostegni (idonea areazione e ventilazione dei locali, distanziamento fisico, etc.); mentre i 350 milioni del Decreto sostegni bis destinati a varie misure tra cui dispositivi di protezione individuale e riprogettazione spazi ad oggi sono stati ripartiti tra le scuole solo sulla carta. Non è previsto neppure previsto lo screening periodico e sistematico di studenti e personale scolastico». Bocciatura anche sul fronte vaccinale. Per gli over 12, per cui non è richiesto il Green pass si punta «con un rischio poco ragionato, esclusivamente sulla copertura vaccinale». Ma i numeri - evidenzia Gimbe - per la fascia 12-19, parlano di un 46,9% che non ha ancora ricevuto nemmeno una dose e ci sono attualmente «marcate differenze regionali». L'unica cosa certa, per il momento, è che in caso di cluster le chiusure saranno mirate.
«Mentre un tempo quando c'era un focolaio il presidente di una Regione o un sindaco poteva mettere in quarantena tutta una Regione o un Comune - spiega Bianchi - oggi questo non avviene più, laddove dovesse avvenire si isolano le situazioni di rischio e vengono monitorate».
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