La Corte europea dei diritti umani (Cedu) del Consiglio d'Europa ha condannato l'Italia per «trattamento inumano» dei migranti, privazione della libertà di questi e respingimenti illegali. Sulla base del ricorso di quattro tunisini, la Corte ha rilevato che il governo italiano ha «fallito nel respingere le prove che le condizioni nell'hotspot di Lampedusa erano inadeguate; che la presenza (dei quattro, ndr) era considerata una detenzione, ma senza che questa fosse originata da un ordine ufficiale né che fosse un periodo limitato per chiarire la loro posizione o inviarli altrove, come richiesto dalla legge». Infine, rileva la Corte, la situazione dei migranti «non fu oggetto di una valutazione individuale prima che fossero emessi i provvedimenti di respingimento, che vanno considerati come una espulsione collettiva».
I quattro tunisini erano partiti nell'ottobre del 2017 dalla Tunisia e, in difficoltà in mare, erano stati recuperati da una nave italiana che li aveva trasferiti a Lampedusa per la registrazione, l'identificazione e un colloquio con le autorità. Vi restarono, però, dieci giorni, durante i quali non furono in grado di uscire nè di interagire con le autorità. «Le loro condizioni - spiega la Cedu - erano inumane e degradanti». Alla fine del mese, ricostruisce la sentenza, insieme ad altre 40 persone furono trasferiti nell'aeroporto dell'isola: furono dati loro dei documenti da firmare, ma i migranti non capivano cosa fossero.
Solo dopo hanno compreso che erano provvedimenti di espulsione emessi dalla questura di Agrigento. Da Lampedusa i migranti furono trasferiti a Palermo e da qui in Tunisia.L'Italia dovrà risarcire i quattro tunisini con la somma di 8.500 euro ciascuno per danno non patrimoniale, e pagare 4.000 euro di spese legali.
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