Finora era un fascicolo esplorativo», senza reati né indagati. Ma ora l'indagine della Procura di Brescia sulla diffusione dei verbali del (presunto) pentito Piero Amara mette il turbo ed entra nel vivo, dopo che nel vertice di lunedì tra il procuratore romano Michele Prestipino e il suo omologo bresciano Francesco Prete si era deciso per la competenza del secondo. Così ieri Prete è tornato al nord portando con sé, ancora sigillato, il faldone con le indagini compiute fino a questo momento dalla magistratura della Capitale.
Il problema è capire cosa accadrà adesso. Il primo passaggio, inevitabile, sarà l'iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Brescia del pm milanese Paolo Storari, il magistrato che dopo avere raccolto le dichiarazioni di Amara sulla cosiddetta «loggia Ungheria» ne ha consegnato una minuta all'allora membro del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo. Storari era indagato a Roma per rivelazione di segreto d'ufficio, e con la stessa accusa verrà ora indagato a Brescia. Ma nel fascicolo c'è già l'interrogatorio che Storari ha reso sabato scorso davanti a Prestipino, assistito dal suo difensore Paolo Della Sala, in cui - secondo quanto si è appreso - ha rivendicato con forza il suo buon diritto, davanti alla incomprensibile inerzia dei suo capi, a cercare conforto e tutela presso un autorevole membro del Csm quale Davigo.
A questo punto: questione Davigo. La Procura di Roma, con una scelta non scontata, aveva scelto di interrogare il «Dottor Sottile» di Mani Pulite in veste di testimone, e anche il suo verbale di interrogatorio approda ora a Brescia. Ma qui non è scontato che il trattamento riservato all'illustre pensionato sia altrettanto morbido. In astratto, Davigo potrebbe essere indagato di una sfilza di reati: di ricettazione, se si ritenesse che i verbali di Amara erano il corpo del reato commesso da Storari; o di concorso nella loro divulgazione, operata in parte da lui stesso e in parte dalla sua segretaria al Csm, Marcella Contrafatto.
Il problema è che nell'incontro dell'altro ieri tra i due procuratori, si è deciso di fatto di «spacchettare» l'indagine sulla fuga di notizie. A Brescia viene trasmessa solo la posizione di Storari, essendo certo che la consegna dei verbali a Davigo avvenne a Milano. Invece l'inchiesta contro la Contrafatto resta a Roma, perché è a Roma che la donna spedisce ai giornali le fotocopie dei verbali. La divisione in due pezzi dell'indagine è significativa: di fatto a Storari resta addebitata solo la consegna a Davigo, ed è una accusa che - se non altro sul piano della sostanza - il pm potrebbe riuscire a scansare.
Rimane a Roma la parte più grave e potenzialmente inquietante, perché ancora tutto da capire è quali logiche e moventi abbiano ispirato la Contrafatto nel trasformarsi in una sorta di Corvo. Chi o cosa l'hanno spinta a volantinare i verbali? La signora ha già fatto sapere di non voler pagare per tutti, e di essere pronta a parlare.
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