Giuseppe Conte ha tolto la maschera, se mai ne è esistita una, del filo-governativo ed ha deciso di bloccare l'iniziativa governativa in merito al sostegno che l'Italia dovrebbe garantire all'Ucraina.
L'ex premier gialloverde e giallorosso, prima "sovranista" e poi "riferimento" del fronte progressista, ha rilasciato due interviste: una al Corriere della Sera ed una al Fatto Quotidiano. La solfa è sempre la stessa: il MoVimento 5 Stelle - dice il legale originario di Volturara Appula - è contrario all'invio di "armi pesanti" alla nazione guidata da Volodymyr Zelensky. L'ex "avvocato degli italiani" aggiunge che il governo dovrebbe passare dal Parlamento, dove però i grillini (magari non tutti) voterebbero contro l'indirizzo di Draghi su questo tema.
"Siamo favorevoli a sostenere l'Ucraina ai fini di una legittima difesa nel perimetro dell'articolo 51 dell'Onu - ha fatto presente Conte alla prima fonte - , ma non siamo disponibili a inviare armi sempre più letali, sempre più pesanti, abbracciando una spirale di progressiva escalation militare che può solo portare a maggiori sofferenze per la popolazione e distruzioni". L'assunto sostenuto è questo: contrastare Vladimir Putin ed il suo disegno con mezzi militari sempre più incisivi non può che comportare l'innalzamento della tensione, tanto interna quanto internazionale, ed il possibile allargamento del conflitto. Che poi è, con tutti i distinguo del caso, più o meno la tesi del professor Alessandro Orsini.
Non a caso il capo grillino ha dichiarato di apprezzare il "pensiero laterale" del professore della Luiss che continua ad esporre tesi anti-occidentali o opinabili. L'ultima, per intendersi, è andata addirittura oltre il consueto: "...a differenza di quello che moltissimi pensano, la seconda guerra mondiale non è scoppiata perché Hitler a un certo punto, deliberatamente, ha deciso di attaccare Inghilterra, Francia, Polonia e Russia", ha detto ieri Orsini ad Accordi&Disaccordi, la tramissione condotta da Andrea Scanzi.
Conte potrebbe farsi spiegare dai membri del suo partito che operano in campo internazionale - per esempio il capo delegazione della rappresentanza parlamentare italiana alla Nato che è espressione del MoVimento 5 Stelle - quali siano le preoccupazioni del blocco occidentale e perché, per la visione degli atlantisti, l'invio di "armi pesanti" potrebbe rivelarsi determinante per le sorti del popolo ucraino e focale proprio per evitare quella "escalation" di cui il capo grillino si dice preoccupato.
L'ex presidente del Consiglio scoprirebbe che da quelle parti si riflette sull'eventualità che un Putin sfiancato dalla questione ucraina avrebbe molte meno risorse e spazi di manovra in caso volesse attaccare altrove. Ma sono ragionamenti che forse non interessano a chi sta cercando di posizionarsi di nuovo sul lato anti-sistema del quadro partitico per recuperare qualche consenso.
Nel Partito Democratico, intanto, aumenta l'imbarazzo. Il segretario Enrico Letta non sembra intenzionato a sganciarsi dall'alleanza con i pentastellati e tutto quel che può fare è limitarsi a non commentare: "Oggi parliamo del 40esimo anniversario di Pio La Torre e mi limito a quello. Non ho ancora letto i giornali e non voglio commentare i fatti di giornata.
Il mio messaggio oggi quondi è su Pio La Torre e Rosario Di Salvo, una storia che è più importante dei fatti di giornata", ha dichiarato poco fa il segretario Dem, intercettato in prossimità di un convegno, così come riporta l'Agi. Il "nodo-Conte", che blocca il governo, è un problema dell'Italia ma anche di chi si dichiara partner politico.
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