Ieri il Parlamento tedesco ha dato il via libera alla fornitura di armi «pesanti» all'Ucraina voluta dal governo di Olaf Scholz. Un esecutivo che guarda a sinistra (dentro ci sono socialdemocratici, verdi e liberali) ma che nel momento delle decisioni è capace di assumersi le sue responsabilità. Esattamente ciò che non avviene in Italia dove la stessa decisione tarda a venire e, magari, sarà presa con l'espediente di bypassare il Parlamento, perché i grillini che sostengono il governo Draghi non sono d'accordo. Siamo, quindi, appesi come da quattro anni a questa parte agli umori di un partito che è uno «scherzo», ma che in un presente tragico come l'attuale costringe il Paese a «scherzare con il fuoco».
Un assurdo che, prima la pandemia e ora la guerra nel cuore dell'Europa, rende drammatico. Chi si ispira ancora ad un minimo di onestà intellettuale comprende che non si può essere condizionati in un momento così delicato da un soggetto politico che su ogni tema sfiora il ridicolo. Dove ti giri scopri le conseguenze nefaste del grillismo. A partire dalla questione energetica che ci assilla: tutti ricordano l'ambientalismo primitivo dei 5stelle contro il gasdotto Tap che ora stride con l'esigenza di ricorrere al carbone per alleggerire la nostra dipendenza dal gas russo.
Ma il dato più pericoloso è la leggerezza con cui il Movimento diventato partito si approccia alla politica internazionale: l'innamoramento per il dittatore venezuelano Maduro, i flirt con Mosca e Pechino e ora l'avversione alla politica della Nato motivata da un non ben definito pacifismo. Conte per tenere insieme tutte le anime grilline deve far la spola tra Di Battista e Petrocelli, il presidente della commissione Esteri del Senato che ama firmarsi con la «Z» dei carri armati russi. Ed intanto, Beppe Grillo non trova di meglio che tessere le lodi del regime di Pechino. Pure Luigi Di Maio, già leader dei 5stelle ora approdato alla Farnesina, confessa di essere imbarazzato.
Insomma, una gabbia di matti che poteva far felice gli italiani che avevano sulle scatole i partiti quattro anni fa, solo che ora il Covid e la guerra hanno cambiato il mondo. Compresa l'Italia. Il presente pretende competenza e serietà, sempre che il nostro Paese non sia animato dallo spirito dei kamikaze. Un discorso che vale soprattutto per il futuro, visto che le manie grilline oggi si diluiscono nella maggioranza extra-large di Draghi. Ma un domani chi può pensare di governare una fase in cui la politica internazionale è tornata ad essere prioritaria con i grillini? È un problema che debbono porsi innanzitutto i potenziali alleati dei 5stelle, a cominciare dal Pd: una volta, quando c'era la divisione tra Est e Ovest, non era immaginabile governare con i comunisti, c'era il famoso fattore «K»; adesso è altamente rischioso gestire un momento così drammatico con dei compagni di strada inaffidabili come i grillini e i loro strambi - per non dire pericolosi - rapporti internazionali.
È come se si affacciasse all'orizzonte una sorta di fattore «G», cioè la consapevolezza che in una maggioranza politica la presenza dei 5stelle potrebbe mettere a dura prova le nostre alleanze internazionali e la tenuta del Paese. A scherzare con il fuoco - recita il proverbio - alla fine ci si brucia.
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