Tutto il patatrac di questi giorni ha un punto di inizio. Una miccia che si è accesa in silenzio, un po’ per caso, a migliaia di chilometri dal ministero della Salute. Lo scandalo che sta facendo traballare Roberto Speranza sul dossier scomparso dell’Oms nasce a Londra, nella casa di un 30enne bresciano espatriato per lavoro, all’interno del pc utilizzato da Robert Lingard per scovare quel report che l’Oms pensava di aver fatto scomparire nel nulla. “Hanno fatto male i loro conti - dice lui al Giornale.it - Quello che pubblichi nel world wide web alla fine una traccia la lascia sempre”
Ci dica: chi è Robert Lingard?
“Sono un emigrato che lavora a Londra e ha una sua agenzia di pubbliche relazioni”
Un cervello in fuga?
(ride) “Direi più uno che si dà da fare”
E come mai da Londra si è messo a indagare gli errori nella risposta italiana al coronavirus?
“Nella prima ondata ho perso due parenti e tre sono finiti in terapia intensiva. Uno di questi, dopo cinque mesi di ospedale, ha rischiato anche la paralisi. Volevo capire perché era successo”
E perché non si è accontentato di chi diceva: “Non potevamo fare di più per impedirlo”?
“Sono appassionato di giornalismo investigativo. E so che in Italia il settore della sanità dal punto di vista amministrativo ha tanti scheletri nell’armadio. Poi a un certo punto ho notato una cosa strana…”
Quale?
“In Italia siamo passati improvvisamente dallo sminuire il problema ad utilizzare una comunicazione dell’emergenza, bypassando a piedi uniti la comunicazione del rischio. Avevo l’impressione che le istituzioni stessero cercando di costruire una narrativa particolare…”
Quale tipo di narrativa?
“Accomodante verso di loro e che le deresponsabilizzasse”
Mi sta dicendo che quando ci raccontavano che è stato uno ‘tsunami’ imprevisto, mentivano?
“Credo di si. Perché se ripeti questa bugia, e sostieni di essere in ‘guerra con il virus’, in realtà stai solo deresponsabilizzando te stesso perché sai che la gente il virus non può portarlo in tribunale. I governanti invece sì”.
È passata l’idea che l’Italia sia stato il primo Paese Ue investito dal morbo. Eppure altri focolai erano già esplosi in Francia e Germania. Perché allora siamo diventati una sorta di “vittima inerme” d’Europa?
“Anche questa storiella faceva comodo al governo e, documenti alla mano, ritengo si tratti di una campagna di disinformazione studiata a tavolino per costruire una narrativa compiacente”
E quale è la verità?
“Questa: in Europa i primi focolai sono nati in altri Paesi, ma la pandemia - cioè la diffusione incontrollata del virus - è scoppiata qui”
Perché?
“Perché noi eravamo totalmente impreparati”
Che poi è quello che emerge dal dossier dell’Oms scritto dai ricercatori guidati da Francesco Zambon.
“La famosa risposta improvvisata, caotica e creativa”
In questi giorni si parla molto di quel dossier che uscì il 13 maggio 2020 e 24 ore dopo venne ritirato. Nessuno ne seppe nulla finché a un certo punto lei l’ha tirato fuori dal cappello. Come ha fatto a sapere della sua esistenza?
“Ad inizio agosto entro in contatto con il generale Lunelli che aveva scritto un rapporto sulla risposta italiana al Covid confrontandola con quella di altri Stati. Il generale stimava che avremmo potuto risparmiare fino a 10mila morti se solo avessimo avuto un’adeguata preparazione”.
E poi?
“A quel punto chiamo un mio contatto al The Guardian per parlargli del report di Lunelli. Loro scrivono un pezzo e all’interno rivelano l’esistenza del dossier Oms scomparso. A quel punto inizio a cercarlo”
Come riesce a trovarlo?
“Con un po’ di open source intelligence”
In pratica smanettando su internet.
“Esatto”
Lei è un esperto oppure l’Oms non ha nascosto bene le tracce?
“Beh, come si legge nella rogatoria dei pm, Ranieri Guerra si sarebbe adoperato personalmente per far rimuovere quel documento, inclusi i link in cui sarebbe stato possibile reperirlo. Ma quello che pubblichi nel world wide web alla fine una traccia la lascia sempre”
Allora possiamo dire che lei è l’uomo che ha incastrato Speranza.
(ride) “Quello che siamo riusciti a fare è stato merito di un lavoro di squadra: mio, del team dei legali, di alcuni parlamentari, della stampa. Sicuramente, il fatto di averlo trovato ha permesso di far emergere le responsabilità politiche di quanto successo”
A settembre 2020 lo avete presentato alla stampa.
“Esatto. E abbiamo fatto emergere i temi più scottanti: che non c’era una linea di comando ben precisa, che nessuno sapeva bene cosa doveva fare, che il piano pandemico era stato solo ‘riconfermato’ e non ‘aggiornato’ dal 2006”.
Perché quel dossier è così importante?
“Perché rappresenta una contro narrativa, vera e fattuale, rispetto a quella artificiosa venduta dalle istituzioni. Non dimentichiamo che quel rapporto è stato scritto da scienziati, i quali dati alla mano dimostrano la totale impreparazione italiana: basti pensare che nella prima ondata la raccolta dei dati della sorveglianza epidemiologica veniva fatta in alcuni casi con carta e penna e che il primo lockdown venne definito da un membro del Cts una misura di cieca disperazione”.
Però Speranza dice: “Alla fine tutti i Paesi hanno fatto come noi”.
“Mica tanto… Per utilizzare le parole di Kluge nell'introduzione al rapporto del team di Zambon: se ci hanno seguito è perché abbiamo terrorizzato il mondo”
Altro appunto: il ministro sostiene che il piano pandemico del 2006, aggiornato o meno, era dedicato all'influenza e il Covid non è un’influenza. Quindi sarebbe stato inutile.
“Una delle tecniche di propaganda consiste nel creare confusione. E Speranza (e non solo lui) da molti mesi pare stia tentando di gettare nel caos il circolo della comunicazione mass mediatica e l'opinione pubblica italiana. L’Oms parla di pianificazione per l’influenza pandemica, ma non significa che si applica solo all’influenza stagionale. Gli Stati devono tenersi pronti per far fronte ai vari scenari pandemici con le terapie intensive, con i dispositivi di protezione individuale, con piani intermisisteriali da attivare in caso di emergenza, indipendentemente dal tipo di virus che provoca la pandemia”.
Guerra e Cristina Salvi provarono ad edulcorare il report dell’Oms. Come giudica questa ingerenza?
“È stato un tentativo di riscrivere la storia. Direi tanto vano quanto fallimentare, a questo punto. Hanno cercato di cancellare la verità sulla mancata pianificazione e di sminuire i meriti del Veneto per proteggere le mancanze romane e lombarde”.
Stando ad una mail di Guerra del 14 maggio, la pubblicazione del report provocò delle “turbolenze istituzionali” al ministero della Salute.
“Il giorno successivo l’Eurogruppo si riuniva per definire le linee guida del Recovery Fund”
E quindi?
“Questo rapporto non era pensato per essere letto da Speranza. Ma per essere messo a disposizione delle autorità di salute pubblica di altri Paesi. Si potrebbe allora pensare che potesse mettere in discussione una narrazione funzionale alla strategia di Conte in Europa. Mi spiego. La ripartizione dei fondi avvenne in base ai danni subiti dai Paesi a causa del Covid: un rapporto scientifico simile poteva far traballare la tesi della ‘fatalità’ sostenuta da Conte e che è stata alla base della negoziazione per l’assegnazione dei fondi. Non credo che i "frugali" si sarebbero prestati”.
Ma Speranza dice che quel report fu “indifferente” al governo.
“Dal suo ufficio stampa dissero anche che nessuno del ministero lo aveva letto, e invece dalla rogatoria emerge tutt’altro…”.
Guerra in una chat scrive che ci fu un incontro con il capo di Gabinetto e con lo stesso ministro per parlare di come mettere mano al dossier.
“Magari di sua iniziativa non si sarà mobilitato per farlo sparire, ma Speranza ricopre una figura istituzionale su cui ricade il peso delle azioni dei suoi collaboratori”.
Perché Guerra era così interessato a modificarlo?
“Lui era a capo del dipartimento che avrebbe dovuto attivarsi per aggiornare il piano pandemico. Ma credo che la sua maggior preoccupazione fosse quella di non procurare il disappunto del ministro Speranza”
Ma perché?
“Pare che Guerra fosse interessato ad un ruolo nel G20. E poi c’è quella mail in cui lui parla di un’Oms come ‘consapevole foglia di fico’ per le scelte impopolari del governo in cui si fa accenno al fatto che, dopo anni di magra, l’Italia avesse finalmente deciso di destinare 10 milioni di euro di finanziamento proprio all’Oms”
Ha letto il libro di Speranza?
“Alcune parti”
Cosa l’ha colpita?
“Quando sostiene non ci fosse un manuale di istruzioni contro la pandemia: un manuale c’era, e si chiamava piano pandemico attorno a cui costruire delle capacità fondamentali che noi non abbiamo mai sviluppato”.
Eppure l’Italia con le sue autovalutazioni ha sempre detto all’Oms e all’Ue di essere pronta.
“Bugie documentate su cui pure la Procura di Bergamo mi risulta stia indagando”.
A che punto è la verità su quanto successo un anno fa?
“Un pezzo di verità storica è emersa. Ormai è chiaro che le istituzioni, negligenti, hanno delle responsabilità su quanto successo. Per questo oltre a risponderne dal punto di vista penale (se e dove ci saranno gli estremi) è necessario che lo Stato si adoperi per risarcire le famiglie delle vittime del Covid. A partire dai parenti in causa presso il Tribunale civile di Roma”.
Speranza si fregia del fatto di aver fatto della trasparenza la sua stella polare. È così?
“Bisogna chiederlo agli onorevoli di Fdi, che per riuscire a ottenere il piano segreto o i verbali della task force sono dovuti ricorrere al Tar. E vorrei dire una cosa in merito...”.
Prego.
“Vorrei dare atto all’onorevole Galeazzo Bignami di FdI di essere stato l’unico esponente del mondo della politica (locale, regionale e nazionale) ad entrare in contatto con i familiari delle vittime non per interessi di parte, ma al solo scopo far emergere la verità su quanto successo”.
Mi dica: secondo lei Speranza dovrebbe dimettersi?
“Sono valutazioni politiche. Ma sarebbe un atto di trasparenza istituzoinale e di rispetto nei confronti dei familiari delle vittime. Se lo facesse significherebbe ammettere che in Italia non è andato tutto bene e che la sua gestione, sia nella prima che nella seconda fase, è stata decisamente carente.
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