Ministro Antonio Tajani, vicepremier e titolare degli Esteri, lei è stato per due giorni in Israele e Palestina e adesso si sposta in Egitto. Qual è finora il bilancio della sua missione?
«Il bilancio della missione in Israele e Palestina, dove ho visto i due presidenti, i due premier e i ministri degli Esteri, è un bilancio positivo. Ma non basta essere felice degli incontri a Gerusalemme e Ramallah. Al presidente palestinese ho portato i saluti del suo amico presidente israeliano Herzog; lui, Abu Mazen, mi ha detto di salutare Berlusconi, e lo stesso ha fatto Netanyahu. Ma i frutti ma i frutti di queste missioni internazionali, e di quelle DEL presidente del Consiglio si vedranno fra giorni, fra settimane. Abbiamo iniziato a piantare semi per far crescere nuove iniziative di politica estera e di politica economica».
Intanto però ci sono emergenze davvero preoccupanti: per l'Europa la guerra in Ucraina, per l'Italia innanzitutto le migrazioni di massa
«Le rispondo rivelandole una cosa del mio incontro col premier israeliano Netanyahu: dopo i primi convenevoli e i primi saluti (gli ho anche regalato la nuova maglia rosa del Giro d'Italia), quando mi ha chiesto come vanno le cose gli ho risposto con sincerità: l'Italia è nel mezzo di una crisi migratoria che sta finendo fuori controllo. Ne abbiamo discusso per lunghi minuti, lui ha guardato sulla grande cartina che è sulle parete della sala riunioni i luoghi da cui provengono i flussi. Mi ha spiegato che la grande rotta di migranti irregolari che entravano in Israele passava dal deserto del Negev, al confine fra Israele ed Egitto. Ma lì hanno costruito una barriera e con l'aiuto delle autorità egiziane gli ingressi irregolari in Israele sono finiti. Ma poi ha detto anche: Voi siete circondati dal mare, per voi è molto più difficile».
Dopo avere esposto il problema, il premier israeliano ha dato un suo parere?
«Molto semplice, ha fatto diciamo una valutazione geopolitica: se 4 o 5 paesi europei non prendono l'iniziativa e assumono delle azioni comuni non verrete a capo di questa crisi, e tutta l'Europa potrebbe essere minacciata».
Sia lei che il ministro della Difesa Crosetto avete denunciato che potrebbero esserci i mercenari del gruppo Wagner dietro gli arrivi di molti migranti: la Wagner è in Africa, in Libia, in molti paesi dell'Africa subsahariana. Ma davvero sono loro a spingere i migranti?
«Innanzitutto ci sono le notizie che sono sotto gli occhi di tutti: in un Paese senza il controllo di una autorità centrale come la Libia, i mercenari della Wagner dopo aver sostenuto una delle parti nella guerra civile del 2019 sono rimasti in molte zone. Noi abbiamo indicazioni che li dicono molto attivi e in contatto con bande di trafficanti e di miliziani interessati al traffico di migranti. La Wagner ha un ruolo diretto nella destabilizzazione della Libia, e non hanno paura di nessuno: in Ucraina stanno combattendo rivaleggiando con il Ministero della Difesa regolare, sono in contrasto con i capi militari di Putin, e anche questo è sotto gli occhi di tutti».
Ma è realistico credere che sia la Wagner il problema che fa impennare gli arrivi di migranti in Italia?
«Loro sono un fattore decisivo in Libia, ma so bene che le cause strutturali sono una crisi geopolitica di proporzioni mai viste da anni. Le faccio un elenco: in Tunisia una crisi economica senza precedenti mette in difficoltà istituzioni che sono già in crisi da anni, con un presidente che viene definito da molti come un autocrate ma che è l'unico presidente su piazza. La Tunisia è letteralmente popolata da migranti sub-sahariani che da settimane hanno quasi invaso il Paese e che si preparano a un salto verso l'Europa. Poi c'è la Turchia...»
Ma con la Turchia l'Italia e l'Europa tutto sommato hanno buoni rapporti, e c'è un impegno a fermare gli imbarchi
«Si, ma la Turchia e la Siria hanno avuto un terremoto che ha fatto decine di migliaia di morti, che ha devastato centinaia di migliaia di abitazioni. Un terremoto che spingerà migliaia di persone a partire. Ci sono gli ingredienti per una crisi economica che inevitabilmente produrrà nuove migrazioni».
L'altro fronte da cui provengono migranti è la Libia
«In Libia la crisi politica va avanti da anni, paradossalmente in questa fase le maggiori partenze sono state registrate dalla Tunisia. In Libia le diverse autorità con cui parliamo hanno interesse a stabilizzare il loro ruolo e a fermare le partenze irregolari, a patto che possano riuscirci in un Paese popolato da centinaia di milizie e gruppi criminali».
Ancora una domanda su Netanyahu: alla vigilia della sua visita in Italia il premier aveva detto che si aspettava dal governo di Roma il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Qual è la sua posizione?
«La posizione del governo italiano è quella che gli abbiamo esposto la presidente Meloni e io stesso.
Vogliamo essere il miglior amico di Israele in Europa, ma con l'Europa vogliamo lavorare per una pace, un accordo con i palestinesi nella formula due popoli, due Stati. E in questa formula l'Italia considererà anche il tema della capitale di Israele. Netanyahu è un amico, ha capito perfettamente».
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