C'è un partito conservatore del quale non sentivamo alcun bisogno. Perché non vuole conservare valori, tradizioni o idee ma, molto più pedestremente, soltanto i propri privilegi. Attenzione a non cadere nell'errore di pensare che dietro questi fenomeni di isteria collettiva da collettivo rosso ci sia la difesa di un'ideologia: c'è soltanto la conservazione della propria personalissima casta creata molto probabilmente nel nome dell'anticasta, della propria piccola o grande rendita di posizione. L'interesse personale però, in questo caso, si salda indissolubilmente con la preservazione dello status quo, di quell'egemonia culturale e mediatica che da anni ammorba il dibattito nel nostro Paese.
Soltanto così si spiega l'attacco, violento e coordinato, nei confronti di Filippo Facci, colpevole - ufficialmente e quindi pretestuosamente - di aver scritto una frase opinabile e poco felice sull'affaire La Russa jr, ma soprattutto di non essere incasellabile a sinistra e, a dire il vero, nemmeno troppo a destra. Cosa che manda in tilt i gendarmi della dittatura del politicamente corretto e della monotonia che drammaticamente ne consegue. E quindi parte l'imboscata: Facci sessista, fascista, machista, troglodita (citazione del pacatissimo Calenda) e poi aggiungete a piacimento tutte le banalità fintamente buoniste che vi vengono in mente. Ma non era abbastanza, bisognava innalzare il livello dello sputtanamento. Così ieri pomeriggio, con sprezzo del ridicolo ma soprattutto dei propri lettori, Corriere.it e Repubblica.it hanno dedicato l'apertura delle proprie home page alla denuncia per stalking della ex del giornalista nei suoi confronti. Capiamo che è luglio, ci sono 35 gradi all'ombra e bisogna pur inventarsi qualcosa. Ma non è necessario avere la tessera da cronista professionista o avere frequentato le più illuminate scuole di giornalismo anglosassone per capire che si tratta di un agguato politico che non ha nulla a che fare con la notiziabilità dei fatti.
Ma l'ossessione dei mozzalingue progressisti non conosce confini e lo stesso metodo - cioè quello della censura fascista, come direbbero loro - si è abbattuto contro Beatrice Venezi, direttrice d'orchestra di fama internazionale e consigliera del ministero della Cultura. Il comune di Nizza le affida il concerto di Capodanno e dodici associazioni culturali (sic) scendono in piazza per impedire l'arrivo in Francia della «neofascista» (sic bis) Madame Venezi. E in Italia? Tutti zitti, non la difende nessuno a parte, ovviamente, gli esponenti della maggioranza. E le femministe che fine hanno fatto? Il loro «se non ora quando», caso strano, non arriva mai per le donne di destra. Così come non arriva la solidarietà del mondo dello spettacolo, della musica e della cultura in generale. La parola d'ordine è chiara: censurare tutto ciò che non appartiene alla sinistra, atteggiamento che si è disvelato in tutta la sua violenza anche due giorni fa a Polignano, con l'ennesimo tentativo di zittire la ministra Eugenia Roccella proprio sulla questione La Russa.
Perché bisogna serrare i ranghi,
blindare il pensiero unico, sgambettare quello non conforme e conservare i privilegi racimolati negli anni. I profeti dell'accoglienza e della diversità sono i più allergici a chi è diverso da loro. Specialmente se è più bravo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.