Così lo "ius culturae" favorirà nuovi arrivi e cellule terroristiche

La cittadinanza facile spingerà i migranti a partire. Le derive in Francia e Germania

Così lo "ius culturae"  favorirà nuovi arrivi e cellule terroristiche

Al governo è tornata la sinistra e assieme a lei rifà capolino lo «ius soli» anzi quello «ius culturae» che rappresenta una sua versione rivista, peggiorata e resa, ove possibile, più pericolosa. Se infatti lo «ius soli» si limita a reclamare il diritto alla cittadinanza per chiunque sia nato in Italia, seppur da genitori stranieri, il progetto di legge sullo «ius culturae» - appoggiato anche dai Cinque Stelle - pretende di estendere questo diritto a chiunque sia arrivato nel nostro paese prima dei dodici anni e vi abbia completato un ciclo di studi di appena cinque anni.

Il progetto, il cui primo firmatario è l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, inizierà il suo iter dalla Commissione Affari Costituzionali che, come annunciato dal presidente grillino Giuseppe Brescia, comincerà ad esaminarlo giovedì 3 ottobre. A destra Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, la Lega e le componenti di Forza Italia che fanno capo a Mariastella Gelmini e Maurizio Gasparri preparano un'opposizione durissima. E mentre Giorgia Meloni annuncia una raccolta di firme il capo delegazione di Fdi all'Europarlamento Carlo Fidanza accusa la sinistra di «mostrare il suo vero volto» privilegiando progetti a favore dei migranti invece di preoccuparsi per «l'economia in stagnazione, l'aumento dell'Iva da sventare e la ripresa degli sbarchi di clandestini».

Anche Matteo Salvini annuncia battaglia «contro la cittadinanza facile, senza se e senza ma. Se questa è la priorità del governo, povera Italia».

Nonostante la mobilitazione della destra l'alleanza tra sinistra e Cinque Stelle potrebbe però garantire il superamento di quelle difficoltà e di quelle preoccupazioni elettorali che nella scorsa legislatura indussero parte del Pd ad archiviare il progetto. Grazie al via libera giallorosso avremmo così una legge sulla cittadinanza che consentirebbe ad un bimbo arrivato sui barconi a cinque anni di acquisire la nazionalità italiana già al termine delle elementari. Un progetto per molti versi aberrante perché basato su un modello di scuola pubblica quasi sempre inadeguata a fornire modelli di identità nazionale persino agli alunni italiani. Figuriamoci dunque con quali «cittadini» ci ritroveremmo a convivere accettando il presupposto che la scuola sia in grado di plasmare in un solo quinquennio l'«italianità» di un bimbo uscito da alvei familiare contrassegnati da identità culturali, visioni religiose e valori civili lontanissimi dai nostri.

Ma oltre alla sua intrinseca velleità culturale ed educativa il progetto di legge contiene elementi di pericolosità anche per le sue derive nell'ambito di immigrazione e sicurezza. La sua approvazione oltre a far aumentare inevitabilmente il numero delle famiglie di migranti pronte a tentare la traversata dalle coste libiche pur di garantire ai figli un passaporto italiano aumenterebbe a dismisura il numero dei minori non accompagnati. Bimbi che molto spesso invece di approdare sui banchi di scuola italiani scompaiono nel triste mercato della prostituzione minorile. Nel campo della sicurezza difficile non notare, invece, il rischio di allinearci con paesi come Francia e Germania.

Paesi dove la concessione della nazionalità ai cittadini delle ex colonie ha dato vita a quei fenomeni delle seconde e terze generazioni diventate le incubatrici del terrorismo. Un terrorismo impossibile da prevenire con quelle espulsioni per motivi di sicurezza che in Italia ci permettono di rispedire nei paesi d'origine i soggetti a rischio ancora privi di cittadinanza.

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