Così si ritorna al "Consultellum" Addio allo sbarramento al 5%

Si andrà al voto con la legge modificata dalla Corte costituzionale

Così si ritorna al "Consultellum" Addio allo sbarramento al 5%

Roma La legislatura cominciata con i 101 franchi tiratori sul Quirinale finisce con quasi altrettanti cecchini sulla legge elettorale «tedesca». Ma in realtà sembra la vittoria del «partito del non voto», quello dei cosiddetti «Presidenti»: Napolitano, Prodi, Letta e Mattarella (anche se quest'ultimo era ormai pronto per il voto a settembre). Sarà anche vero che i quattro colpiscano in ordine sparso, eppure faceva impressione, l'altro giorno, che l'inizio del cammino in aula della nuova legge elettorale fosse contrassegnato da un «richiamo alle armi» di King George Napolitano, illividito dal Patto. Musica per le orecchie dei tanti «esclusi»: i centristi di Alfano, Fitto e Verdini, la sinistra minoritaria di Bersani, i «cani sciolti» ex grillini. Ma anche un enorme «ventre molle» del Parlamento, che sa di non venir più ricandidato ed è dunque refrattario a una fine anticipata degli emolumenti.

Perduta la faccia Renzi e Grillo, il pallino torna nelle mani del capo dello Stato. Sarà Mattarella d'ora in avanti a indicare il calendario possibile, che sembra tornare alle urne nella prossima primavera. Caduto il «tedesco» (salvo ripensamenti clamorosi), torna in auge il sistema che M5s ritiene migliore per le proprie fortune: il cosiddetto Legalicum o Consultellum, derivante da due sentenze della Corte costituzionale, che nel 2014 e nel 2016 hanno tagliato parti del Porcellum e dell'Italicum. Ne deriva un sistema funzionante ma poco armonico: un decreto del governo Gentiloni in tal senso, per ora, non sembra praticabile. I grillini hanno già detto di considerarlo «eversivo».

Il sistema prevede un proporzionale puro al Senato, con una soglia su base regionale dell'8% per le coalizioni o i partiti che corrono da soli, e del 3% per i partiti all'interno delle coalizioni. È prevista la preferenza unica. Ogni collegio ha ampiezza regionale, cosa che rende assai difficile e onerosa la caccia alle preferenze in Lombardia, Campania, Lazio, Sicilia.

Alla Camera il proporzionale è corretto con un premio alla singola lista che superi il 40%. Se non si raggiunge la soglia, si passa al riparto proporzionale tra tutti i partiti che hanno superato il 3%: un complicato algoritmo proietta i seggi spettanti a ognuno su 100 collegi plurinominali, nei quali vengono eletti tra i 5 e i 7 candidati.

Il capolista è bloccato, per gli altri c'è la preferenza (due al massimo). Ci si può candidare come capolista in più collegi (fino a dieci). Se si viene eletti in più d' un collegio, si tira a sorte quello in cui il candidato viene dichiarato eletto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica