Il conto alla rovescia è cominciato. A fine settimana sarà possibile fare un bilancio e capire se le misure adottate dalla Lombardia sono efficaci. A spiegare perché lo studio della curva dei contagi sia cruciale è Vittorio Demicheli, 64 anni, epidemiologo dell'Unità di crisi della Lombardia.
Due giorni fa i positivi in più erano 258 ma ieri sono stati registrati 428 casi in più in un giorno. Che cosa significa?
«Questi dati non si possono leggere sul singolo numero. Nella prima settimana i casi crescono in modo esponenziale e anche se lunedì abbiamo registrato una prima flessione abbiamo bisogno di più tempo, di più dati».
Quando sarà possibile capire di più rispetto alla durata e all'espansione dell'epidemia?
«Aspettiamo questo fine settimana, almeno 14 giorni dalla notizia del primo contagio. Nella settimana appena trascorsa abbiamo attivato la zona rossa e la zona gialla. È importante anche che l'attenzione si sia orientata nella giusta direzione. Tutti hanno capito che siamo di fronte ad una situazione seria. Dopo una serie di messaggi contrastanti anche da parte dei media e degli scienziati ora non ci sono più negazionisti per fortuna ma si è scelto un atteggiamento coerente rispetto alla necessità di contenimento».
Perché è così difficile limitare i contagi?
«Questo virus è più veloce di noi al momento. La sua diffusione supera la rapidità con la quale noi riusciamo ad identificare tutti i contatti di un positivo. Facciamo il paragone con un'epidemia di meningite, ovvero il tipo di epidemia piccola alla quale siamo abituati. Di solito nel giro di un pomeriggio abbiamo identificato tutti i contatti. In questo caso occorre molto più tempo».
Perché?
«Perché il rapporto è ancora uno a due: un positivo infetta almeno altre due persone. Dobbiamo riuscire a far scendere questo indice, R zero, a uno: un positivo, un contagiato. Soprattutto nella zona rossa e io spero alla fine di questa settimana di assistere ad una flessione proprio lì dove abbiamo messo in campo misure molto strette».
Le indicazioni sulla durata dell'epidemia arriveranno da li? Da Codogno?
«Se le misure funzionano nella zona rossa vuol dire che il contenimento è efficace. Capisco che è un sacrificio ma se arriveranno buone notizie poi si potrà alleggerire il contenimento. Lo studio dell'epidemia segue un criterio probabilistico: questa è una settimana cruciale. Possiamo aspettarci una flessione. Occorre tenere duro».
Quindi occhi puntati sulla zona rossa.
«Il fatto che ci sia un epicentro, un focolaio certo per un epidemiologo non è una cattiva notizia. Mi dispiace per Codogno ma se riusciamo a contenere lì il contagio riducendo al minimo i contatti il fenomeno rallenterà. Rispetto ad un'influenza si tratta comunque di numeri piccoli quindi soggetti ad oscillazioni. Auspico una flessione. Anche l'Organizzazione mondiale della Sanità ritiene probabile una diffusione in altri paesi europei passeranno alcuni mesi. Si tratta di un parassita che si trova davanti ad una popolazione vergine, indifesa».
Quali comportamento dobbiamo tenere per collaborare con le autorità sanitarie?
«Anche per
l'influenza stagionale chiedo di restare a casa se si sta male. Non uscite per due o tre giorni e se passa allora sarà stato soltanto un banale malessere. E mi raccomando soprattutto agli anziani fragili: evitate i contatti».
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