Covid, svolta per i positivi: liberi anche con la febbre (e il tampone non servirà)

La norma entro fine anno: scende a 5 giorni l'isolamento, stop al green pass negli ospedali

Covid, svolta per i positivi: liberi anche con la febbre (e il tampone non servirà)

Niente più limitazioni. Il Covid non fa più paura. Si chiude (si spera definitivamente) l'era del green pass e dei controlli. L'isolamento dei positivi, che oggi dura cinque giorni, si concluderà senza bisogno di tampone finale. A ufficializzare la decisione, già annunciata più volte dal ministro della Salute Orazio Schillaci, è un emendamento contenuto nel decreto Rave approvato dal Senato e pronto per essere votato alla Camera tra Natale e Capodanno.

Di fatto, resta l'obbligo di isolamento in caso di test positivo al Covid, ma dopo cinque giorni finisce tutto, senza bisogno di ulteriori controlli. Mettendo in soffitta il concetto di quarantena. Tanto che si potrà uscire di casa anche in caso di sintomi lievi. Nei prossimi giorni, una circolare del ministero preciserà come si dovranno comportare i malati che al quinto giorno non sono ancora del tutto guariti.

Saranno sospesi i procedimenti per le sanzioni da 100 euro, previste per gli over 50 che il 15 giugno scorso non erano in regola con le vaccinazioni. Inoltre non ci sarà più bisogno del certificato per entrare nelle strutture residenziali, socio-assistenziali, sociosanitarie, negli hospice e nei reparti di degenza delle strutture ospedaliere. Niente green pass per stare nelle sale di aspetto dei pronto soccorso.

Cambiano le regole anche per le persone che hanno avuto contatti stretti con positivi: oggi possono uscire ma devono seguire un regime di autosorveglianza per 10 giorni, indossando la mascherina (cosa che ormai in pochissimi fanno). I giorni in cui essere cauti scendono a cinque, dimezzati.

Una situazione ben diversa rispetto allo scorso dicembre, quando ci si stava preparando al picco di Natale. Non solo i numeri sono infinitamente più bassi ma rallenta la risalita dei ricoveri Covid: in una settimana il numero di pazienti ha subito un incremento lieve pari al 4,6%, decisamente inferiore rispetto al ritmo di crescita registrato nelle scorse settimane (+15% il 6 dicembre e + 19,5% il 29 novembre). La pandemia, ormai conclusa, lascia però alle sue spalle 14,83 milioni di decessi in eccesso associati al Covid in tutto il mondo dal 2020 al 2021 secondo le stime Oms riportate in un articolo su Nature.

Quest'anno sembra più pericolosa l'influenza del Covid. «Da quello che vediamo nelle terapie intensive italiane, in questo momento l'influenza sta facendo più danni del Covid tra i pazienti fragili. Perché contro il Covid molti si sono vaccinati, mentre abbiamo un'ampia fetta di popolazione con patologie croniche non protetta con l'antinfluenzale e quindi più esposta a complicanze» spiega Antonino Giarratano, presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva Siaarti.

«Da nord a sud, senza particolari distinzioni tra regioni - spiega Giarratano - le terapie intensive sono messe a dura prova dall'aumento di persone con influenza e Covid, le cui epidemie per il primo vediamo realmente sommate, visto che ancora lo scorso anno, grazie all'utilizzo delle mascherine, abbiamo avuto un'influenza meno intensa».

A finire in terapie intensiva per complicanze legate all'influenza, precisa il presidente Siaarti, «sono in genere malati cronici con problemi come diabete, ipertensione, insufficienza renale o cardiaca: una volta contagiati, facilmente vanno incontro allo scompenso della loro patologia di base e hanno bisogno di cure intensive».

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