Crac Etruria, svelate le respondabilità di papà Boschi

Nel dossier di Bankitalia su Banca Etruria emergono sprechi e favori. Tutte le accuse agli ex vertici e a papà Boschi. Che ora potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati

Crac Etruria, svelate le respondabilità di papà Boschi

Dietro al fallimento della Banca Etruria non c'è solo una valanga di sprechi a pendere sull'ex presidente Lorenzo Rosi e sui due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Ouer Luigi Boschi. Nel documento dei commissari mandati dalla Banca d'Italia, i cui contenuti sono stati riportati oggi dal Corriere della Sera, ci sono anche tutti i favori fatti dagli ex vertici agli amici e agli amici degli amici che hanno portato l'istituto a gambe all'aria. Responsabilità di papà Boschi e compagnia che aprono la strada a nuove, pesantissime sanzioni.

Il documento che sintetizza l'ultima ispezione dei tecnici di via Nazionale aggrava ulteriormente la posizione degli ex vertici. E tra questi, in modo particolare, quella del papà del ministro Maria Elena Boschi. Tanto che sembre sempre meno improbabile l'iscrizione nel registro degli indagati della procura di Arezzo. L’ex presidente Rosi, glo ex vicepresidenti Berni e Boschi e i componenti del Cda Claudia Bugno, Andrea Orlandi, Luciano Nataloni, Luigi Nannipieri e Claudio Salini. sono accusati dai funzionari di Palazzo Koch di "inerzia nell’attivare adeguate misure correttive per risanare la gestione, provocando un ulteriore peggioramento della situazione tecnica, già gravemente deteriorata. Comportamento che ha provocato una significativa erosione delle esigue risorse patrimoniali, da tempo non in grado di soddisfare il previsto capital conservation buffer del 2,5 per cento". I dirigenti sono chiamati a difendersi dall’accusa di non aver "pianificato interventi idonei a ristabilire l’equipaggio reddituale del gruppo, per di più necessari in considerazione dell’elevato ammontare degli attivi infruttiferi e dei vincoli in termini di patrimonio e redditività".

Nella relazione della Banca d'Italia i commissari hanno fatto una lunghissimo elenco di sprechi, abusi atti omissivi che hanno svuotato le casse di Etruria causando perdite enormi per azionisti e obbligazionisti. Tra loro anche piccoli risparmiatori convinti di aver messo al sicuro i propri soldi e invece travolti da un fallimento che ha reso il loro investimento carta straccia. Nella relazione già notificata agli interessati per le controdeduzioni, sono elencati gli sprechi, gli abusi, e gli atti omissivi che hanno svuotato le casse di Etruria e - dopo il decreto del 22 novembre varato dal governo - causato perdite enormi per azionisti e obbligazionisti. Come ricorda poi l'Huffington Post, "le politiche messe in atto dai vertici nel 2014 avrebbero portato a una perdita di 517 milioni di euro in un solo anno". Tra i principali addebiti al presidente e ai due vice ci sono, infatti, il mancato rispetto della delibera sulla riduzione degli emolumenti e la mossa di non proporre ai soci "l’unica offerta giuridicamente rilevante presentata dalla Popolare di Vicenza di un euro per azione, estesa al 90 per cento del pacchetto azionario".

"Questo - spiegano gli ispettori - ha lasciato inevasa la richiesta della Vigilanza di realizzare un processo di integrazione con un partner di elevato standing e non ha portato a tempestive ed efficaci iniziative per una soluzione alternativa".

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