La credibilità che serve alla coalizione per guidare il Paese

Il problema è sempre lo stesso, ed è un problema serio: la credibilità

La credibilità che serve alla coalizione per guidare il Paese

Il problema è sempre lo stesso, ed è un problema serio: la credibilità. Se, ieri, il centrodestra a guida Salvini fosse stato credibile come forza alternativa di governo ci saremmo risparmiati il Conte2 e con ogni probabilità avremmo avuto le elezioni. Se, oggi, il centrodestra a guida Salvini fosse stato credibile come forza alternativa di governo avrebbe candidato politici credibili o attirato candidati civici competitivi, rafforzando di conseguenza la percezione della propria credibilità anche a livello nazionale.

Il problema è serio, ma affrontabile: le elezioni politiche si terranno presumibilmente tra un anno e mezzo, il tempo per mettervi mano ci sarebbe. In caso contrario sappiamo tutti che le prossime elezioni le perderemo e se anche dovessimo vincerle perderemmo dopo poco il governo.

E allora, da cosa dipende la scarsa credibilità del centrodestra? Tanto per cominciare dal fatto che si presenta come un agglomerato di partiti senza legami e soprattutto senza una guida. Una coalizione divisa tanto sul governo nazionale quanto su quello europeo, paralizzata da un duello conradiano tra i capi dei partiti maggiori, egemonizzata da due leader così insicuri della propria forza da aver deciso candidature civiche nelle grandi città spinti dal timore l'uno dell'altra ed entrambi dalla paura che si affermassero sul campo nuovi competitor nazionali.

Sfugge, evidentemente, che con la nascita del governo Draghi (e con la normalizzazione dei 5stelle) è cambiato il mondo. Sono cambiati gli assetti di potere, è cambiato il rapporto con l'Europa, è cambiato il sentimento prevalente nella pubblica opinione. Per non essere esclusi dal nuovo mondo occorre entrare a pieno titolo in quello che un tempo si sarebbe detto l'arco costituzionale europeo, stringere alleanze internazionali su basi politiche piuttosto che identitarie, mostrarsi responsabili sulle scelte anti Covid, rianimare i partiti e la loro democrazia interna, piantarla con la demagogia, esibire una classe dirigente plausibile e possibilmente autorevole. Uomini e donne capaci non solo di prendere voti, ma soprattutto di utilizzarli. In una parola, parola che da sempre caratterizza e ben distingue dalle sinistre le forze di governo liberalconservatrici, occorre realismo.

Il tempo, da qui alla fine della legislatura, ci sarebbe.

Se i due principali partiti del centrodestra non lo impiegheranno per lavorare su se stessi e, poi, sulle ragioni del loro stare insieme, sarà stato tempo perso. E a perdere sarà l'Italia, perché senza alternative credibili di governo la democrazia ristagna e infine marcisce.

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