Il decreto Incentivi varato giovedì scorso dal governo renderà meno conveniente ristrutturare casa, rifare gli infissi o acquistare un condizionatore. La cessione del credito e lo sconto in fattura hanno favorito negli anni tanti interventi, consentendo a molti cittadini di non pagare o di avere comunque una riduzione immediata del prezzo. Lo stop limita tali possibilità solo a chi ha già avviato i lavori. Esaminiamo nel dettaglio la ratio del provvedimento.
DEBITO O DEFICIT?
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha specificato che la cessione crediti «ha posto in carico a ciascun italiano dalla culla in poi 2mila euro a testa». Un chiaro riferimento all'imputazione a debito dei 110 miliardi di costo delle detrazioni (72 miliardi per il solo Superbonus). In realtà, Eurostat ha definito «pagabili» i crediti «cedibili, differibili nel tempo e capaci di compensare molte imposte». Essi sono una spesa e, dunque, deficit da imputare all'anno di cessione. Ma per coprire il deficit si ricorre al debito e comunque è sconsigliabile peggiorare i conti alla vigilia del rientro in vigore del Patto di Stabilità.
SOLO DETRAZIONI
Il decreto consente di utilizzare d'ora in poi solo la detrazione fiscale in dichiarazione dei redditi. Le spese vanno dunque pagate interamente, ma potranno essere detratte dalle tasse, con una percentuale che varia in base al tipo di bonus e ripartita su più anni. Gli interventi interessati sono sette: ristrutturazioni; ecobonus; sismabonus; bonus facciate; impianti fotovoltaici; colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici; eliminazione di barriere architettoniche. Coinvolti anche altri bonus come quello al 45% spese per i consumi di energia elettrica e gas delle imprese (45%) e il credito di imposta per l'acquisto carburanti per agricoltura e pesca.
SALVI CON LA CILA
L'opzione dello sconto o della cessione resta per chi ha già avviato l'iter dei lavori entro ieri (data di entrata in vigore del decreto) ma devono essere stati presentati la comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) e per gli interventi effettuati dai condomini deve anche risultare adottata la delibera assembleare che ha approvato l'esecuzione dei lavori; per gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici l'istanza per l'acquisizione del titolo abilitativo.
BANCHE IN APNEA
L'Abi (la Confindustria delle banche) aveva dichiarato che il decreto «chiarisce e dà certezza giuridica sulla cessione dei crediti» eliminando la responsabilità solidale tra cedente e cessionario del credito. La norma potrebbe sbloccare il pregresso ma il condizionale è d'obbligo perché gli istituti di credito stanno esaurendo la capienza fiscale stimata in circa 81 miliardi a fronte di impegni per circa 77 miliardi. L'Ance, associazione dei costruttori, stima uno stock di crediti fiscali incagliati per 15 miliardi. Nel vertice a Palazzo Chigi di lunedì Abi e Ance chiederanno al governo di compensare una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche.
Al tavolo siederanno anche Cassa Depositi e Prestiti e Sace, controllate dal Tesoro e spesso invocate. Sono a rischio fallimento 25mila imprese con lo stop a 90mila cantieri che creerebbe 130mila disoccupati in più nelle costruzioni. Di qui lo sciopero minacciato dai sindacati.
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