La guerra è entrata negli ultimi due anni in una dimensione nuova. A partire dall'uso massiccio di tecnologie digitali che si esplicitano soprattutto nell'uso di droni e di sistemi di gestione dei dati in network. Le prime avvisaglie si sono avute nel conflitto in Nagorno Karabakh tra Armenia e Azerbaijan dove gli armeni sono stati messi alle corde dai droni degli azeri. In quel caso se ne sono accorti quasi soltanto gli analisti militari. Ora con il conflitto ucraino gli effetti devastanti dei droni di Kiev sulle forze russe hanno reso palese la situazione anche al grande pubblico. I droni e le munizioni circuitanti però sono soltanto la punta dell'iceberg di un nuovo modo di fare la guerra che gli ucraini hanno recepito in pieno. La meno nota «app» che viene utilizzata dai loro sistemi di artiglieria che ha abbattuto i tempi di localizzazione, mira e soppressione delle forze nemiche ha consentito di affrontare con molti meno pezzi di artiglieria le forze russe, pur famose per la loro grande (ma molto meno precisa) potenza di fuoco. Sono solo alcuni degli esempi delle difficoltà incontrate dalle forze del Cremlino, che pure hanno dispiegato sul terreno anche sistemi molto moderni, come i missili ipersonici.
Ora, probabilmente anche per questione di morale, il vicepremier russo Yuri Borisov ha annunciato, ripreso dalla Tass, che i russi potrebbero presto schierare sul terreno armi laser. «I nostri fisici hanno sviluppato sistemi laser molto potenti, che possono incenerire vari obiettivi, e li stanno costruendo, pronti per una produzione di massa». Si tratterebbe di sistemi in grado di colpire droni sino a 5 km di distanza. Insomma un sistema di difesa che porti i soldati russi a non doversi guardare terrorizzati sopra la testa ogni volta che sono allo scoperto. Il presidente ucraino, molto attento a gestire le questioni mediatiche non si è fatto sfuggire l'occasione per ribattere: «Vediamo che nel terzo mese di guerra su vasta scala, la Russia sta cercando di trovare la sua Wundervaffe: tutto questo mostra chiaramente il completo fallimento dell'invasione». Richiamo chiaro alle «armi incredibili», come le bombe volanti, che Hitler schierò nel disperato tentativo di vincere la guerra.
Ma al di là della propaganda cosa sappiamo di questi sistemi d'arma? Sul laser a scopo di difesa aerea, ma più in generale di difesa di punto, lavorano da anni tutti i principali eserciti del mondo. Esistono sistemi a lunga distanza pensati soprattutto per colpire i satelliti. Quello russo si chiama Peresvet (Alexander Peresvet era un monaco guerriero ortodosso che morì in combattimento nella battaglia di Kulikovo): sarebbe già ampiamente dispiegato e sarebbe in grado, secondo i russi, di accecare i satelliti posizionati fino ad una distanza di 1.500 chilometri. Sostanzialmente siamo nello stesso ambito di progetti come il Miracl statunitense, anch'esso già testato nell'accecamento di satelliti sin dal 1997 e poi successivamente perfezionato. Nel mondo, oggi come oggi sono una trentina le nazioni che hanno le potenzialità per schierare armi simili. Più direttamente coinvolto sul terreno in Ucraina, forse già con alcuni prototipi, un nuovo sistema a corto raggio, chiamato Zadira, che con un fascio di energia più intenso sarebbe in grado di incenerire droni o bersagli scarsamente protetti a terra. Anche in questo caso esistono analoghi progetti Usa. Il Layered Laser Defense (Lld) è stato già testato dalla Marina statunitense, proprio questo aprile, per abbattere droni. Invece l'esercito sta testando sistemi montati su veicoli stryker a Fort Sill in Oklahoma e altre località. Al momento comunque il Paese con il sistema di difesa laser più avanzato è Israele con il suo Iron Beam che colpisce bersagli sino a 7 chilometri.
Questi laser di nuova generazione, a stato solido, hanno in parte risolto i problemi di alto consumo di energia e di fragilità dei precedenti sistemi. Cambiano radicalmente la situazione sul campo di battaglia? Agli Usa piacciono anche per l'idea di poter infliggere colpi molto localizzati diminuendo le perdite collaterali. Un problema che i russi in Ucraina non sembrano essersi posti. Questi sistemi consentono su droni sofisticati o contro proiettili o missili balistici un successo elevato. Ma in un panorama dove vengono usati moltissimi droni di basso livello non è detto abbiano un buon bilanciamento costi benefici. E soprattutto dovrebbero essere schierati in massa. Cosa che Mosca, che ha problemi con la benzina e i proiettili, più che con i laser da montare sui veicoli, non è detto sia in grado di fare. Esistono sistemi antidrone basati sul jamming molto più facili da implementare e che Mosca non ha usato bene sin qui.
Quindi sui laser si costruirà probabilmente la solita narrazione ipertrofica, da una parte e dall'altra. Forse faranno una grande differenza nella prossima guerra. Ma in questa la farà l'attrito che resta la migliore, sanguinosa opzione dei russi.
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