Il nuovo corso del Movimento 5 Stelle è ormai ai nastri di partenza. Dopo il via libera degli iscritti alla nomina di Giuseppe Conte come primo presidente del M5S, la galassia pentastellata si prepara a entrare nel vivo della rifondazione nonostante all'orizzonte non manchino ostacoli e impervie che ne ostacoleranno il percorso. Tra i nodi da sbrogliare dall'ex presidente del Consiglio rientra anche quella della nuova squadra da partorire, e nel frattempo c'è chi ha già fatto un passo indietro. È il caso di Vito Crimi, rimasto reggente dal gennaio 2022 fino a venerdì scorso, quando la base ha promosso l'avvocato.
Il passo indietro
Il senatore dei Cinque Stelle ha ufficialmente fatto sapere che non intende ricoprire nessun ruolo nel nuovo Movimento, tanto che ha subito messo le mani avanti e avvertito Conte: "Devo staccare, ho già detto a Conte che non vedo alcun ruolo per me nei nuovi organi del Movimento". L'ex reggente ha inoltre confermato che non ha intenzione di far parte della nuova segreteria grillina perché è convinto che sia arrivato il tempo di lasciare ad altri nuove sfide e nuovi compiti: "Serve una segreteria di facce nuove, dotate sì di esperienza, ma che mostrino come il M5S abbia una classe dirigente".
In tal senso Crimi ha anticipato, nell'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, che non farà comunque mancare il proprio contributo: il suo ambito di lavoro sarà quello relativo alla tecnologia. Non a caso sta elaborando una serie di dati raccolti in seguito al sostegno dato al governo guidato da Mario Draghi: "Ci sono state molte nuove iscrizioni al Movimento. Sto elaborando dei dati su questo, da consegnare a Conte".
Lo scontro sulla giustizia
Il presidente del M5S ha già reso pubblica l'intenzione di mettere mano alla riforma Cartabia se nel 2023, dopo essere passati per il voto popolare, il Movimento dovesse avere ancora una grande maggioranza. "Condivido, non molleremo mai su certi temi, e se avremo i voti cambieremo la riforma", ha sottolineato Crimi. Il quale non ha nascosto la propria irritazione per la situazione che si è creata nel gruppo pentastellato della Camera: in occasione del voto della riforma si sono registrati 16 assenti, due contrari e un astenuto (per cui potrebbero partire altre espulsioni). Un precedente che potrebbe mettere a serio pericolo le manovre di azione dei 5S nell'esecutivo: "Queste cose non possono più accadere, e questa autonomia non serve a nessuno. Dobbiamo muoverci come un corpo unito altrimenti si riduce il nostro potere di contrattazione e la nostra credibilità presso i cittadini".
Le gaffe di Crimi
In questi anni Crimi si è reso protagonista di diverse gaffe, ancora oggi famose in rete. Ad esempio quando si trovava a commentare il pessimo risultato alle Regionali in Emilia-Romagna e in Calabria: mentre elencava le 5 stelle sulle quali si basa il Movimento (acqua pubblica, ambiente, connettività, trasporti), non ricordava quale fosse la quinta. Aveva esclamato "innovazione" solo dopo il suggerimento arrivato da dietro le quinte.
Come non ricordare quello scatto dei fotografi mentre lo immortalavano rilassato, con la testa all'indietro e gli occhi chiusi. Nella delicatissima fase delle consultazioni nel 2013 riteneva che sarebbe stato meglio affidare il governo a Bersani: "Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio". Ma poi era stato prontamente stoppato da Beppe Grillo: "Bersani non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell'economia".
I guai del M5S
Per il Movimento si prospettano mesi complicati. Cercare di far digerire la riforma della giustizia alla base non è stato semplice, come dimostrano i molteplici malcontenti sui territori. E le cose non andranno migliorando: il governo si troverà ad affrontare temi ostici come la riforma del fisco e della Pubblica amministrazione, su cui i 5S potrebbero avere scarsa voce in capitolo. Senza dimenticare la questione del ponte sullo Stretto, con i pentastellati che potrebbero fare l'ennesima piroetta.
C'è poi il fattore consenso. Nei sondaggi i grillini sono in caduta libera e quotati ormai come quarto partito dopo Fratelli d'Italia, Lega e Partito democratico.
Le tensioni aumentano con l'avvicinarsi delle elezioni Amministrative che si terranno il 3 e il 4 ottobre anche in prestigiose città come Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. I pentastellati hanno spesso avuto problemi con le consultazioni locali e ora c'è il timore di un clamoroso flop che potrebbe rappresentare il primo inciampo della nuova era Conte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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