Da Crosetto al Copasir: i dubbi sulla missione Ue

Il ministro: "Follia, meglio con l'Onu". In Parlamento la sinistra è disorientata

Guido Crosetto
Guido Crosetto
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Il sogno quello vero, di un'Europa che sia capace di mettersi sulle spalle il compito di garantire la sicurezza dell'ipotetica pace tra l'Ucraina e la Russia, per ora resterà un sogno. Si è perso troppo tempo mentre il mondo andava avanti e con Donald Trump che ha impresso un'accelerazione vorticosa ai processi globali, il ritardo sarebbe incolmabile se si seguissero le liturgie UE. «Una missione solo europea sarebbe pura follia», taglia corto il ministro della Difesa Guido Crosetto. E poi, magari per mitigare la nettezza del rifiuto, aggiunge «con l'Onu magari sì».

Lo guardi da Parigi dove si sono riuniti i principali paesi Ue, da Bruxelles dove c'è il governo europeo o da Roma, il quadro è sempre poco edificante: l'Europa si fa grande con le parole, reagisce con proclami alla decisione USA di tenerla fuori dalle trattative con Mosca, ma alla prova dei fatti dimostra debolezza, irresolutezza e divisioni.

La verità è che le relazioni internazionali in una settimana sono invecchiate di un secolo e la UE deve dimostrare, oggi non domani, se esiste. E per guadagnarsi un posto nei negoziati la UE deve diventare anche un soggetto militare. Noi italiani dovremmo essere i primi a saperlo visto che è un concetto inventato nell'Antica Roma e messo in pratica da Cavour - le coincidenze della Storia - nella guerra di Crimea quasi due secoli fa.

Un concetto che, però, resta ostico per molti governi UE che si sono presentati a Parigi divisi tra chi vuole mandare truppe «europee», chi pone come condizione la presenza USA, chi vuole essere sotto l'egida di organismi come l'Onu e chi, invece, non ci pensa proprio. «Ecco perchè - spiega l'ex-ministro Vincenzo Amendola - dovremmo andare avanti con i 6-7 paesi europei più importanti, gli altri seguano se vogliono. La Meloni che punta su un rapporto privilegiato con Trump è disposta a farlo? Non si rende conto che Donald è cinico: l'altra volta ha preso in giro Boris Johnson e al nostro Giuseppi ha regalato solo un tweet. In Ucraina per esserci bisogna essere decisi. I russi non vogliono né europei, né ONU al massimo l'OSCE come l'ultima volta in Crimea».

E si sa come finì. La verità è che la questione disorienta anche il nostro Parlamento. Ieri la sinistra radicale e il Pd, che considerano le spese militari un peccato mortale, si sono lamentati per l'esclusione dell'Europa dai negoziati. Il punto è che senza un esercito nei nuovi tempi non vai da nessuna parte. «Nessuno si rende conto - ironizza il presidente del Copasir, Guerini - che nella compagnia di Washington il più tranquillo è Trump. Inviare i nostri soldati in Ucraina? Deve essere una presenza concordata con gli attori un campo. Sotto l'egida dell'Onu o altro, mettendo in piedi un contingente europeo da affiancare ad altri Paesi. È un'idea». «Sarebbe un modo - gli fa eco il forzista Alessandro Cattaneo - per rimarcare l'esistenza di un soggettività europea». Un'ipotesi che ai sovranisti nostrani, però, non piace. «Non sono d'accordo - spiega il leghista Crippa -: chi dovrebbe comandarlo? Perché dovremmo perdere pezzi di sovranità a favore di organismi internazionali?».

Poi ci sono i problemi militari. A Parigi gira l'idea di offrire come Ue trentamila uomini agli americani. «L'Italia - confida un ministro - può darne non più di 4mila». Pochi? Sarà ma come ha detto il capo dello stato maggiore Carmine Masiello in Parlamento: «Abbiamo un esercito spuntato». «Abbiamo 8.200 militari sparsi per il mondo - elenca il vicepresidente della camera, Mulé - ce ne vorrebbero tremila per rispettare i turni. Solo il 20% dei mezzi del nostro esercito è utilizzabile. Per mettere in piedi un contingente di pronto europeo di 5mila uomini abbiamo impiegato due anni e mezzo e non è pronto.

In Ucraina per funzionare l'Europa dovrebbe mettere in campo 50mila uomini da affiancare ad altrettanti di altri Paesi. È complicato ma senza non partecipiamo a nessun negoziato». Già. E soprattutto senza garanzie europee perché Kiev dovrebbe siglare una pace sapendo che dopo due anni potrebbe riscoppiare la guerra?

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