A Crotone sbarcano 51 curdi nel silenzio: falle del sistema di sorveglianza marittimo

Stipati su una barca a vela che si rovescia su un fianco: arrestati gli scafisti

A Crotone sbarcano 51 curdi nel silenzio: falle del sistema di sorveglianza marittimo

Crotone L'Italia sfiora la crisi internazionale per fermare i 49 della Sea Watch, poi a decine arrivano col veliero e naufragano sulle coste calabresi, salvati dai residenti della zona.

Pare una storia da libro Cuore quella scritta alle prime ore di ieri sulle spiagge di Torre Melissa, borgo marinaro di neppure mille anime ad una manciata di chilometri da Crotone. Una vicenda che affonda la narrazione dell'indifferenza di cui, si sostiene, sarebbero affetti gli italiani, e al tempo stesso fa venire a galla le falle del sistema di sorveglianza dei confini marittimi. Coi porti blindati, ma i mari ancora in balìa dei mercanti di carne umana.

Tutto in poche ore, in tante vite. Stipati in 51 su una barca a vela, in viaggio da giorni, verso le 4 di giovedì tentano l'approdo sul lungomare della località calabrese. Ma le onde alte ed i fondali bassi non permettono l'approdo. L'imbarcazione si incaglia. Si rovescia su un fianco. La terra è a pochi metri. Vicine sono pure le case e l'hotel Miramare. Le richieste d'aiuto svegliano chi dorme. C'è chi esce in strada. I più coraggiosi entrano in acqua. Li coordina il sindaco, Gino Murgi. Nell'attesa che sul posto giungano i carabinieri e le motovedette del reparto navale delle fiamme gialle, i soccorritori raggiungono i naufraghi.

Li caricano a gruppetti su un pattino preso in prestito dalla struttura alberghiera. Carabinieri e finanzieri fanno il resto, con questi ultimi che si tuffano nella pancia della barca ormai allagata, per tirarne fuori una madre ed il figlio neonato, rimasti intrappolati al buio ed al freddo. Quindi, tra coperte e tazze di latte caldo, la conta: in 51, tutti di etnia curda, tra loro 6 donne e 4 bambini, mettono piede sul suolo calabro. Un loro compagno di viaggio risulta disperso. Le porte della galera si spalancano invece per due russi, rispettivamente di 43 e 25 anni. Sono i presunti scafisti: all'alba i carabinieri li trovano in un albergo poco distante. S'erano presentati al portiere esibendo documenti falsi. Ma l'uomo, insospettito dalla mancanza di alcuni timbri, dopo averli fatti entrare in stanza, avvisa i militari, consentendone l'arresto: uno già dormiva, l'altro era ancora sotto la doccia. «Sono immagini che non dimenticherò mai», dice intanto Murgi ai primi giornalisti che s'affacciano al Miramare: «Le urla di quelle donne che chiedevano di salvare i loro bambini, ma anche la grande solidarietà dei miei concittadini: l'uomo è capace di umanità e altruismo. Chi ha un cuore tende la mano».

Finale: la comitiva curda, ultimati i controlli sanitari, è stata trasferita al centro d'accoglienza di Sant'Anna, ad Isola Capo Rizzuto. Sarà probabilmente rimpatriata (non per intero, non subito), ma intanto ha incrinato il mito: arginati i barconi, restano vive le rotte dei velieri in partenza da Turchia e Grecia, invisibili a radar e pattugliamenti.

Soprattutto, ha dimostrato che gli sbarchi continuano.

Tre giorni fa Matteo Salvini su Twitter festeggiava un inizio d'anno senza nuovi arrivi. Già ieri sera il cruscotto statistico del Viminale aveva aggiornato i conti, registrando i 51 di Torre Melissa.

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