Csm, correnti nel panico. È l'ora delle toghe libere

Tra una settimana si vota per il dopo-Palamara. E nelle chat della sinistra volano gli insulti

Csm, correnti nel panico. È l'ora delle toghe libere

Il panico che la fine di un'epoca sta seminando nelle file della magistratura organizzata è tale che saltano anche le regole elementari del vivere civile e del rispetto reciproco. Così va a finire che Maria Luisa Savoia, giudice milanese di prestigio indiscusso, esponente della corrente di Area, colpevole di volersi candidare al Consiglio superiore della magistratura senza la benedizione della sua corrente, venga accusata di trasformismo sulle chat interne in modo inurbano: «A te la Gelmini ti fa un baffo» (ma il termine è assai più greve ndr)».

Un linguaggio impensabile fino a poco tempo fa, prima che il ciclone Palamara si abbattesse sul sistema di potere che da decenni aveva garantito alle correnti il controllo del Consiglio superiore della magistratura. A tre anni dall'esplosione del caso che ha rivelato il malcostume che regnava all'interno del Csm, il prossimo fine settimana i diecimila magistrati italiani voteranno per il rinnovo del loro organo di autogoverno. Via i consiglieri che erano in carica quando è esploso lo scandalo, alcuni rimasti al loro posto nonostante il loro nome emergesse nelle chat di Palamara. Sarà rinnovamento vero o di facciata? L'unica cosa certa è che per la prima volta saranno elezioni vere, con molti più candidati dei posti disponibili: che sembra un 'ovvietà ma fino all'altro ieri le correnti organizzate si spartivano preventivamente i posti. Elezioni farsa, insomma. Tra sette giorni le toghe verranno chiamate a scegliere davvero. Sulla scheda avranno 87 nomi: in parte designati dai tre correntoni che per decenni hanno monopolizzato il Csm ma anche nomi sconosciuti, gente che ha scelto di correre da sola, sfidando il potere delle correnti. É una novità figlia del disagio morale che la maggioranza dei giudici ha vissuto in questi anni, ma figlio anche della riforma del sistema elettorale voluta da ministro Cartabia che - pur in mezzo a bizantinismi e meccanismi cervellotici - ha aperto la strada a candidature sganciate dal basso. Una indipendenza dimezzata dalla possibilità di apparentarsi con le correnti, ma che apre comunque la strada a candidati diversi da quelli designati dalle segreterie.

Così i vertici delle correnti spesso si sono trovati spiazzati dalla rivolta delle basi. Eclatante il caso di Milano dove Area, la corrente di sinistra che da anni è egemone nel capoluogo lombardo, si è spaccata , con gli iscritti che rifiutavano le decisioni dei capi. La candidatura autonoma della Savoia, quella che le ha meritato il paragone (ingiurioso, almeno nelle intenzioni) con Maristella Gelmini nasce così, e così pure quella del pm Roberto Fontana, altra figura storica di Md Venerdì scorso è arrivato al nord a incontrare la «base» Mario Palazzi, il pm romano che è il candidato di punta della sinistra. Ma non ha trovato una buona accoglienza, molti la considerano una candidatura obbligata perchè quattro anni fa Palazzi fu costretto a cedere il posto a un altro big, Giuseppe Cascini, poi emerso anche lui nei messaggini di Palamara. «Io votare Palazzi? Non ci penso nemmeno», diceva a margine della riunione un militante solitamente taciturno. E anche questo dà il segno dell'aria che tira.

Nella riforma Cartabia ci sono algoritmi surreali a base di recupero di resti e robe simili per cui in queste settimane le correnti studiano giorno e notte come indirizzare i voti, dove conviene vincere, dove è meglio perdere. Insieme ai correntoni, in gara ci sono i «piccoli»: gli ex davighiani, gli antisistema di Articoli 101, c'è persino un «listino Ferri», che si richiama al parlamentare di Azione (e magistrato in aspettativa) Cosimo Ferri. Il problema è che mentre nell'era ante-Palamara i voti correntizi erano governati più militarmente che nella Dc di Antonio Gava, oggi il magistrato-massa, stanco e sfiduciato, vota chi gli pare. Se c'è una corrente in grado di indirizzare con precisione buona parte dei suoi voti è Magistratura Indipendente, cioè la destra.

E una vittoria della destra in toga tra sette giorni potrebbe essere seguita, se il centrodestra vincerà le elezioni politiche del 25 settembre, dall'elezione da parte del Parlamento di membri laici in maggioranza moderati. Per la prima volta, ne uscirebbe un Csm a maggioranza conservatore. É questo il vero incubo di quanto resta delle «toghe rosse».

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