È la prima volta che Csm e Anm si costituiscono parte civile nel processo contro uno dei loro, anche se ex. È Luca Palamara, che del «sindacato» delle toghe è stato presidente dal 2008 al 2012 e a Palazzo de' Marescialli è stato consigliere tra il 2014 e il 2020.
Ieri a Perugia si è aperto contro di lui e la sua amica Adele Attisani il processo per corruzione, con le richieste di costituzione come parti civili.
«Per la prima volta in assoluto - commenta Palamara - che Anm e Csm hanno deciso di costituirsi parte civile nei confronti di un magistrato, a differenza di quello che è accaduto e che accade nei procedimenti che riguardano altre toghe. Poi spiega: «Nessun interesse pare avere l'Anm per le vicende, ad esempio, di magistrati implicati nel caso dei verbali milanesi.
La difesa di Palamara ha chiesto tempo per esaminare le carte, il procuratore Raffaele Cantone non si è opposto e la presidente del tribunale, Carla Giangamboni, ne ha concesso tanto di tempo: rinvio al 15 marzo 2022.
Forse non c'è fretta di celebrare questo processo (otto mesi è già durata l'udienza preliminare), che si annuncia come una resa dei conti tra toghe e metterà sul banco degli imputati non solo Palamara, ma il Sistema giudiziario di trattative tra le correnti e di oscuri intrecci tra politica e magistratura che l'ex pm ha denunciato nel libro, di cui sta scrivendo il sequel. E sarà un processo mediatico, perché i giudici hanno accolto la richiesta di alcuni organi di stampa di registrare le udienze in aula.
Lui, l'imputato, sembra invece aspettarlo questo momento, per difendere la «sua» verità. «Il dibattimento - dice- sarà il luogo per chiarire pubblicamente i fatti e ancor di più, visto che sono state ammesse le riprese audio-video, sarà il modo per spiegare all'opinione pubblica e a tanti magistrati come sono andate effettivamente le cose».
I suoi legali, Luca Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, alla prossima udienza presenteranno le controdeduzioni su Anm e Csm parti civili. Ed è probabile che insistano sul fatto che l'organo di autogoverno delle toghe è già stato giudice disciplinare contro Palamara, con la sanzione più grave della radiazione.
Entro un mese sarà presentato il ricorso a Strasburgo, alla Corte europea per i diritti dell'uomo in cui si batterà sul funzionamento a intermittenza del trojan (a Firenze il tecnico della Rcs, società che ha fatto le intercettazioni è accusato di falsa testimonianza). Inoltre, il parlamento si pronuncerà sull'utilizzabilità delle registrazioni dei colloqui del deputato Cosimo Ferri con Palamara e in caso negativo tutti sarebbero interessati.
Ma la partita si giocherà pure sui testimoni, molti sono nella lista dei pm e anche della difesa, come l'ex vicepresidente del Csm Legnini e il membro del Consiglio Forciniti: se confermassero irregolarità a Palazzo de' Marescialli non accuserebbero se stessi?
I legali di Palamara poi hanno depositato un esposto su Davigo e Gigliotti, anche loro
al Csm per il processo disciplinare a Palamara, sostenendo che già sapevano dei verbali di Amara sulla loggia Ungheria. L'obiettivo, si capisce, è dimostrare che la radiazione dell'ex presidente dell'Anm è stata inquinata.
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