«Sono stati travalicati i limiti di cronaca e di critica dei provvedimenti giudiziari», è stata turbata «la credibilità della funzione giudiziaria», ai giudici è stata lanciata una accusa di parzialità«priva di riscontri concreti». Il Consiglio superiore della magistratura scende in campo in difesa dei giudici del tribunale di Bologna che hanno stoppato il decreto governativo sui «paesi sicuri» in cui rispedire i migranti, trasmettendolo alla Corte di giustizia europea.
Nella seduta plenaria di ieri il Csm a stragrande maggioranza vota una risoluzione che attacca frontalmente i giornali e gli esponenti politici che hanno attaccato i giudici di Bologna. Ma l'obiettivo è più alto: il documento se la prende con i «titolari di alte cariche istituzionali» colpevoli anche loro di avere delegittimato i magistrati pro-migranti. Non si fanno nomi, ma il riferimento è al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al vicepremier Matteo Salvini.
Era da diverse settimane che la componente di sinistra del Consiglio superiore premeva per l'apertura ufficiale delle ostilità con il governo sul tema della lotta all'immigrazione clandestina, ma senza riuscire a compattare le altre correnti: casi come quelli dei giudici Jolanda Apostolico e Silvia Albano erano rimasti senza reazioni unitarie. Per il caso bolognese invece le correnti ritrovano compattezza davanti a reazioni come quelle di Salvini («giudici comunisti», «dovrebbero cambiare mestiere», «se gli piacciono i clandestini li prendessero a casa loro») ma soprattutto davanti alla rivelazione «di notizie della sfera intima e della vita privata» del presidente del tribunale che ha emesso l'ordinanza, Marco Gattuso (nella foto), di cui si è scritto persino che «ha avuto un figlio con la gestazione per altri con il suo compagno». A questo punto la reazione del Csm era quasi inevitabile.
Il documento in difesa di Gattuso e dei suoi colleghi viene approvato con 25 voti su 30: votano sì tutti i magistrati membri del Csm, i vertici della Cassazione e tutti i membri «laici» della sinistra. Unici voti contrari, quelli dei cinque consiglieri di centrodestra di nomina parlamentare.
Spiega Enrico Aimi, designato da Forza Italia: «Le critiche, seppur aspre, espresse da alcuni esponenti politici, anche delle istituzioni, in merito al provvedimento adottato dal tribunale di Bologna, non hanno travalicato i limiti della continenza nè provocato un fattore di concreto condizionamento». Più pesante Felice Giuffrè (FdI) che accusa la delibera di «totale travisamento della realtà; travisamento finalizzato ad alimentare la falsa narrazione di una magistratura assediata».
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