Forse non ci sarà neanche bisogno dell'autorevole «suggerimento» di Sergio Mattarella per risolvere alla radice il caso esploso all'interno del Consiglio superiore della magistratura, protagonista il membro laico - designato da Fratelli d'Italia - Rosanna Natoli (nella foto). La Natoli ha già ammesso le sue colpe (e non poteva fare altro) definendo «errore imperdonabile» la sua pensata «inammissibile» di convocare una magistrata siciliana sottoposta a procedimento disciplinare e spiegarle come togliersi dai guai. La Natoli, avvocata di non grande esperienza approdata al Csm per volere di Ignazio La Russa, vorrebbe però puntare a limitare i danni dimettendosi dalla sezione disciplinare ma restando a fare parte del Consiglio.
Già giovedì, quando il caso è esploso, da più parti si era previsto che Sergio Mattarella (il capo dello Stato è anche presidente del Csm) non si sarebbe accontentato del mezzo passo indietro della Natoli e le avrebbe chiesto vivamente di lasciare il Consiglio. Mattarella è tornato dal Brasile questa notte, e il «caso Natoli» è certamente tra le grane più in vista sulla sua scrivania, il rigore del Presidente su queste tematiche è noto, ma è possibile che un suo intervento diretto non risulti nemmeno necessario. All'interno del Csm starebbe allargandosi il numero di chi pensa che la Natoli debba andarsene. A chiedere esplicitamente la testa della consigliera finora è stata solo Magistratura democratica, «chi ha dimostrato di non saper essere all'altezza dei suoi doveri costituzionali può fare solo due cose: chiedere scusa e dimettersi». Tra le correnti più moderate delle toghe c'è più cautela, si vuole evitare di fare della giustizia sommaria, alla Natoli viene riconosciuto se non altro l'alibi della buona fede, ma è ben chiaro comunque che si tratta di un comportamento incompatibile con un organismo delicato come il Consiglio superiore.
E convincere la Natoli a firmare le sue dimissioni immediate potrebbe servire anche agli altri membri laici di centrodestra per evitare che l'incredibile vicenda venga utilizzata dall'Anm per nuove polemiche contro la riforma del sistema disciplinare per i magistrati.
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