«Il debito sottrae futuro alle nuove generazioni. Per l'Italia è cruciale ridurlo». È un invito deciso quello che Fabio Panetta fa risuonare dal palco del Meeting di Rimini. A poche settimane dall'avvio dei lavori di costruzione della manovra 2025 e dalla presentazione a Bruxelles del Piano strutturale di bilancio a medio termine, il governatore della Banca d'Italia torna ad accendere i riflettori sullo stato dei conti pubblici: «Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l'incentivo a investire; espone l'economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo. L'Italia è l'unico paese dell'area dell'euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l'istruzione. L'alto debito sta gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità».
Una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita, creerebbe «un circolo virtuoso che aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi» suggerisce Panetta.
Bisogna poi fare i conti con la bomba demografica, un calo delle nascite che «rischia di avere effetti negativi per la tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla sostenibilità dei debiti pubblici». È «essenziale» dunque rafforzare «il capitale umano», ma anche mettere in campo «misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari».
Se Panetta accende i riflettori su alcuni difetti strutturali del nostro sistema, individua però anche diverse luci nel momento economico dell'Italia. Per il governatore non mancano «segnali di vitalità emersi negli anni successivi alla pandemia. Investimenti, occupazione e crescita hanno mostrato una ripresa, e le imprese italiane hanno dimostrato una capacità competitiva sui mercati internazionali che non va sottovalutata».
C'è poi il capitolo dedicato al Pnrr e al potenziale di crescita che questo strumento potrebbe generare. «Credo ci siano le condizioni perché il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza abbia degli effetti positivi sull'economia italiana. Quello che è importante è che il Pnrr segni un metodo, che lo Stato intervenga con investimenti e riforme. Noi abbiamo stimato che dal 2021 al 2026 il Pnrr possa produrre un effetto di 9 punti percentuali sul Pil e anche un effetto permanente sul reddito potenziale di 4 punti percentuali». L'impatto del Pnrr, però, «dipenderà dalla qualità delle riforme». Senza dimenticare l'aiuto che potrebbero arrivare dalle decisioni di politica monetaria che la Bce prenderà nei prossimi mesi. «Credo sia ragionevole aspettarsi una fase di allentamento delle condizioni monetarie, perché l'inflazione sta scendendo e l'economia mondiale sta rallentando».
La lettura che arriva dalle forze politiche naturalmente non è univoca. Se per Mario Turco, senatore dei Cinquestelle, il governatore di Bankitalia «ha di fatto smontato la politica economica di Meloni-Giorgetti», Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d'Italia, sottolinea come da Panetta siano arrivate «parole chiare sulla necessità di stimolare l'occupazione di donne e giovani, perché ad oggi l'Italia ancora non impiega il suo straordinario capitale umano al meglio delle possibilità.
Il governo ha messo in campo misure di ampio respiro, delle quali già vediamo i primi risultati. Siamo al lavoro per un'Italia più produttiva e competitiva».E da Panetta arriva poi una stoccata all'Europa: «Servono progetti di spesa comuni altrimenti la Ue non potrà funzionare».
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