La Dadone non ci sta: così vuole chiudere l'Italia

Il ministro Fabiana Dadone vuole più restrizioni. L'impostazione di Brunetta non soddisfa i piani del MoVimento 5 Stelle, che preferisce chiudere l'Italia

La Dadone non ci sta: così vuole chiudere l'Italia
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La linea del ministro Renato Brunetta sul rientro al lavoro dopo le vacanze natalizie prevede già amplia flessibilità ma un altro ministro, ossia Fabiana Dadone, che in questi mesi si è distinta più per le prese di posizione sulla liberalizzazione della cannabis che per il resto, vorrebbe un'Italia più chiusa. La grillina ha svelato quale sia la sua visione sullo smart working in relazione a quest'ondata di pandemia attraverso un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano.

"In Italia siamo stati i capofila del ricorso al lavoro agile per i lavoratori, sia pubblici che privati, e ora diciamo no proprio mentre in tutta Europa vi fanno ricorso?", ha premesso il capo di Dicastero per le politiche giovanili. La grillina, in sintesi, non concorda con chi, facendo parte dell'esecutivo in carica, sta mettendo in campo ogni risorsa possibile pur di non ripristinare le restrizioni dei primi mesi pandemici. L'esponente del MoVimento 5 Stelle ha parlato di una "retromarcia dannosa" in funzione della scelta operata dal governo di Mario Draghi che ha preferito evitare di chiudere del tutto.

La questione sollevata dalla Dadone riguarda la pubblica amministrazione: "Non sono un economista - ha continuato, sempre nell'intervista al giornale diretto da Marco Travaglio - , ma il punto è che bisogna cercare un equilibrio tra la garanzia di servizi e la salute pubblica. Ora - ha aggiunto - l'obiettivo, ripeto, deve essere quello di contenere gli spostamenti dei lavoratori, ma assicurando i servizi ai cittadini, ed esistono strumenti differenti per farlo rispetto a un anno e mezzo fa, quando iniziammo da zero". Sembra di capire che, per la Dadone, la riduzione degli spostamenti dei lavoratori sia una priorità inderogabile.

Il pensiero dei pentastellati era già emerso nel corso della giornata di ieri, con una nota stampa diffusa da cinque senatori - quelli che siedono nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama - e riportata anche dall'Ansa. I senatori Vincenzo Garruti, Maria Laura Mantovani, Gianluca Perilli, Vincenzo Santangelo e Danilo Toninelli si erano scagliati contro le decisioni di Brunetta, annunciando proposte legislative: "Siamo nel pieno di una quarta ondata che, per quanto sia meno allarmante dal punto di vista sanitario, non può essere sottovalutata. Per questo, non appena ne avremo la possibilità, come Movimento 5 Stelle presenteremo degli emendamenti per ripristinare il lavoro agile emergenziale nella Pubblica Amministrazione".

Il MoVimento 5 Stelle, forse per nostalgia dei tempi in cui a Palazzo Chigi c'era Giuseppe Conte, preferisce una contromisura più simile possibile al lockdwon. Mentre la "riduzione all'osso" dello smart working - così come viene definita l'impostazione di Brunetta in materia - non viene digerita.

Forza Italia, dal canto suo, ha già replicato per mezzo della presa di posizione dell'onorevole Annalisa Baroni: "Siamo veramente stufi, innanzitutto come cittadini e poi come esponenti politici, di leggere falsità e appelli per il ritorno al lavoro agile di massa per la Pubblica amministrazione, come se non ci fosse già una regolamentazione puntuale e rispettosa di ogni tutela", ha dichiarato la deputata forzista.

E ancora: "Il ministro per la Pa, Renato Brunetta - ha insistito la Baroni, così come rimarcato dall'Adnkronos - , ha avviato un cambiamento virtuoso con l'approvazione di regole e linee guida sullo smart working, ampiamente condivise con sindacati, politica e amministrazioni locali e centrali, che già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza". L'attacco dei grillini è strumentale, dunque.

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