I russi hanno provato a prendere le distanze da subito, come al solito accusando gli ucraini. Ma a parte qualche fan sfegatato del Cremlino nessuno ha mai creduto alla versione di Mosca. La distruzione della diga Kakhovka è parsa da subito una colpa, gravissima, da parte di Mosca e col passare dei giorni arrivano conferme. Le prove dimostrano che il crollo della nel Kherson, è stato il risultato di un'esplosione interna provocata dalla Russia. Lo riferisce il New York Times che cita ingegneri ed esperti di esplosivi americani e ucraini, portando alla luce anche il progetto originale di costruzione della diga.
«Le prove suggeriscono chiaramente che la diga è stata danneggiata da un'esplosione provocata dalla parte che la controlla, la Russia», scrive il quotidiano americano, aggiungendo di aver trovato prove «che una carica esplosiva è stata posizionata in profondità nella struttura», anche se la sequenza degli eventi deve ancora essere chiarita con precisione. La consulenza di due ingegneri americani spiega come i rilevamenti sismici e satellitari di esplosioni nell'area, portano a una detonazione dovuta a una carica piazzata nella galleria di manutenzione interna, sotto il livello dell'acqua, che porta alla sala delle turbine. «Se l'obiettivo era distruggere la diga, serviva una grande esplosione». Tra le prove che portano alla responsabilità russa sul disastro, anche il fatto che la centrale idroelettrica (sotto il controllo di Mosca) sia stata realizzata nel 1950, in epoca sovietica, con i russi, e solo loro, che potevano disporre del progetto di costruzione originale.
Il Cremlino, accusò subito Kiev di aver sabotato la diga per eliminare una fonte di approvvigionamento idrico chiave per la Crimea, occupata dai russi. Ma, anche alla luce delle ultime rilevazioni, anche questo sarebbe un danno collaterale forse non calcolato con giudizio dai russi. Anche perché l'inondazione causata dal crollo ha creato danni enormi per tutto il tessuto sociale ed economico ucraino, distruggendo tra l'altro terreni agricoli oltre, ovviamente, a lasciare senza acqua potabile e a fortissimo rischio igienico sanitario centinaia di migliaia di civili. L'unico vantaggio, pur fine a se stesso, della Russia, è stato quello di rallentare la controffensiva ucraina nel Kherson.
Intanto, gli ultimi numeri accrescono la drammaticità del bilancio. Sono almeno 45 persone che hanno perso la vita a causa del crollo, con 31 persone ancora disperse. Più di 3600 sono state evacuate dalle aree allagate, tra loro quasi 500 bambini. Nella regione di Kherson, 14.000 persone sono ancora adesso senza elettricità, principalmente nel distretto di Korabelnyi. Oleksandr Prokudin, capo dell'amministrazione militare regionale di Kherson, riporta che il livello medio dell'acqua nella regione è ora di 93 centimetri e che entro breve la situazione è destinata a migliorare, almeno dal punto di vista dell'emergenza.
Ma le conseguenze gravi, restano molte. Le spiagge di Odessa sono state dichiarate inadatte alla balneazione a causa del significativo deterioramento delle condizioni dell'acqua. La città, anni fa metà privilegiata della vacanza estive, è adesso off limits. Anche per il rischio legato alle centinaia di mine trasportato dal Dnipro dopo la distruzione della diga.
Anche in Crimea, sono pochissime le persone in spiaggia. La paura è legata sia alle mine ma anche al possibile arrivo della controffensiva ucraina nella zona. Prematuro, per adesso. Ma un segnale in più a favore di Kiev.
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