Il gioco si fa duro. E la sinistra perde le staffe. Dal Veneto alla Puglia fioccano trappole per cercare di azzoppare i cavalli vincenti e raccattare qualche voto in più. In Toscana, va in scena la solita ossessione per il fascismo. Il segretario Pd, Nicola Zingaretti, spara: «Non avrei mai pensato che arrivassero (quelli del centrodestra, ndr) a candidare neofascisti con le mascherine con la scritta Boia chi molla», riferendosi a Nicola Sisi (vicino al leader di Forza Nuova, Roberto Fiore), candidato nel collegio di Siena con Toscana Civica, che sostiene Susanna Ceccardi.
Qualche giorno fa, a Fucecchio, c'è toccato pure di vedere Matteo Renzi e Carlo Calenda («abbiamo zero candidati ma sosteniamo Eugenio Giani perché la Lega al governo anche no»), che dopo essersene dette di tutti i colori, si sono dati di gomito sullo stesso palco. La più bella di Renzi è stata: «La Ceccardi ha detto che Viareggio è in provincia di Pisa. Quelli che vogliono fare la storia dovrebbero prima studiare la geografia». Salvo poi credere di trovarsi «nella bella piazza dedicata a Indro Montanelli» invece che al suo lontano parente, Giuseppe Montanelli. Vabbè. Ma Andrea Scanzi fa anche meglio. L'altro giorno, il giornalista di Arezzo, ha speso il suo prezioso tempo, per commentare, anzi per sputare veleno su Federico Palmaroli, quello de «Le più belle frasi di Osho», messo in croce dal giornalista-star del Fatto, per essere stato ospite alla cena elettorale di Letizia Giorgianni (che neanche nomina), la presidente dell'associazione dei truffati da Banca Etruria, che si è candidata alla Regione con Fratelli d'Italia. «Le frasi di Osho? No, le frasi del fasho! Palmaroli finge di fare satira, ma non è che un fiancheggiatore della destra», il livore del motogiornalista, il quale si dimentica che lo stesso Palmaroli, lo scorso anno, è stato ospite anche di Italia5Stelle, così come pure di tante Feste de L'Unità. Ad onor di satira, appunto. «Partecipa a cene per i post-fascisti, se fai satira non puoi», insiste. «E lui che, invece, fa il giornalista ed è il menestrello del governo M5s-Pd? Comunque lo ringrazio per la pubblicità non richiesta, è proprio grazie a questa ignoranza che cresceremo sempre di più», replica Giorgianni.
In Puglia la storia si fa stomachevole. Ai malati oncologici è arrivata per posta pubblicità elettorale con indicazioni di voto per l'ex capo della task force pugliese anti-Covid, Pier Luigi Lopalco, candidato capolista del Pd, o meglio della lista con Emiliano, con un invito a partecipare al convegno sul rapporto tra Covid e tumori. «Un fatto che racconta bene l'idea di una Puglia tenuta sotto scacco da una classe politica che ha come unica soluzione la clientela», dice la leader di Fdi, Giorgia Meloni che ha denunciato il caso. Lui nega: «Sono completamente estraneo all'invio di materiale elettorale ai pazienti oncologici». E la sinistra assume pure in cambio di voti. Nell'ultimo mese, ci sono state 1.129 assunzioni sospette. E Michele Emiliano annuncia l'ingresso di centinaia di nuovi infermieri. Nelle Marche, invece, la sinistra si gioca ancora la carta fascio. Maurizio Mangialardi, il sindaco di Senigallia che si è immolato per il centrosinistra unito (senza 5Stelle), strizza l'occhio ai grillini votando Sì al referendum e abbandonando l'indole moderata: «Faremo di tutto affinché le Marche non cadano nelle mani di un nostalgico della Marcia su Roma», dice riferendosi al candidato meloniano Francesco Acquaroli, aggiungendo: «I longobardi nelle Marche vengano solo in vacanza».
Infine, nel Veneto ormai già in tasca a Luca Zaia, il Pd si gioca la carta del voto disgiunto, umiliando il candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni, malato di Covid: «Va bene, votate pure per Zaia, ma almeno dateci la preferenza», scrive un circolo Pd locale in una lettera indirizzata a militanti ed elettori dem. Si salvi chi può.
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