Dalle autostrade agli stadi. La mappa delle opere paralizzate da Tar e toghe

Il caso della diga di Genova finanziata dal Pnrr che rischiava di essere fermata

Dalle autostrade agli stadi. La mappa delle opere paralizzate da Tar e toghe
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L'elenco delle opere pubbliche bloccate, o rallentate, dai ricorsi alla giustizia amministrativa è necessariamente parziale. La mappa dell'Italia è puntellata di lavori impantanati, polemiche, comitati ambientalisti che protestano contro qualsiasi cosa. Perciò è impossibile fornire un report pienamente dettagliato di tutto ciò che è fermo o è stato bloccato per anni in un ping pong snervante tra le due stazioni della Via Crucis che deve percorrere un'opera in Italia: il Tar e il Consiglio di Stato.

A limitare lo strapotere dei commi della giustizia amministrativa, ultimamente, ci hanno pensato alcune scappatoie offerte dal Pnrr. L'esempio più importante? La diga di Genova. Si tratta di uno dei cantieri più strategici tra quelli finanziati dal Piano di ripresa e resilienza. 1,3 miliardi di euro per la diga foranea più profonda d'Europa. L'opera più grande del Pnrr. Eppure tutti hanno rischiato di incrociare le braccia. Perfino in questo caso. Si perché, a maggio 2023, il Tar della Liguria aveva annullato l'affidamento dei lavori alla cordata guidata da Webuild con Fincantieri. Ma i lavori sono proseguiti grazie a una delle deroghe previste nel Pnrr. Il cantiere va avanti, ma si prevede un indennizzo per le imprese che sarebbero state escluse indebitamente. Poi sono arrivate le critiche dell'Anac. Nonostante tutto, un mese fa è stato inaugurato il primo cassone. Con lo spettro dello stop che continua a incombere, perché la Diga è entrata nell'inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti domiciliari il governatore della Liguria Giovanni Toti.

Sempre a Genova, a marzo scorso sono partiti i lavori del tunnel subportuale, la galleria sottomarina più grande d'Europa. Con i cantieri sono arrivati i ricorsi al Tar. Quattro, di cui due ritirati, da parte di aziende che sarebbero danneggiate dalla nuova opera. Un tunnel che dovrebbe facilitare proprio la vita agli automobilisti. Ed ecco il paradosso. Tra i ricorrenti c'è anche l'Aci, la cui sede doveva essere abbattuta. Ora, stando alle dichiarazioni del sindaco Marco Bucci, si sarebbe trovata una soluzione. Ma il tic del ricorso al Tar resta. Ancora a Genova, città cantiere d'Italia. A maggio scorso Legambiente ha tirato in ballo il Tar per lo Skymetro, una metropolitana sopraelevata di 7 km. A Milano, poco più di un mese fa, gli ambientalisti hanno esultato per l'inammissibilità del ricorso al Tar del Comune di Milano contro i vincoli della Soprintendenza che impediscono l'abbattimento dello Stadio Meazza.

Pende un ricorso del Consiglio di Stato sia sul raddoppio ferroviario tra Orte e Falconara Marittima, tra Lazio e Marche, sia sul Parco Eolico del Mugello. Mentre il Nodo Ferroviario di Bari, atteso dal 2001, è stato finalmente sbloccato dal Consiglio di Stato soltanto a gennaio del 2023. A Niscemi, in Sicilia, il sistema di difesa Usa Muos, è da oltre dieci anni oggetto delle proteste dei comitati ecologisti. Mobilitazioni corroborate dalla decisione del Tar, che nel 2022 ha stabilito che l'opera era stata realizzata senza rispettare le norme edilizie. Tra Trentino e Veneto, l'autostrada Valdastico è ostaggio delle carte bollate da oltre sessant'anni. Sei giorni fa una nuova speranza dal Tar: il rigetto dei ricorsi dei comuni di Trento e Rovereto. Poi le opere che ancora devono partire. Come l'osservatorio astronomico FlyEye sulle Madonie in Sicilia. Il 2 giugno diverse associazioni ambientaliste hanno annunciato il solito ricorso al Tar contro il progetto. Stessa sorte per un piccolo impianto sciistico sull'Alpe Devero in Piemonte. Tre associazioni ambientaliste, a metà maggio, hanno presentato un esposto alla giustizia amministrativa. Tar che ha bloccato a metà, a fine maggio, l'ovovia di Trieste.

Tutto per un vizio di forma, perché la Regione avrebbe deciso di operare in deroga prima della valutazione dell'impatto ambientale. Ora bisognerà riscrivere l'atto della Valutazione di Incidenza Ambientale. Risultato? Un costoso (in ogni senso) allungamento dei tempi per la realizzazione dell'opera. Bene, bravo, Tar.

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