Dalle corse nei ghiacci all'inferno del caldo. Una vita da cani (da slitta)

Il video choc di un legale: d'inverno muoiono per lo sforzo, d'estate vengono lasciati al sole

Dalle corse nei ghiacci all'inferno del caldo. Una vita da cani (da slitta)

Durante l'estate muoiono per il caldo e durante l'inverno per i maltrattamenti. In qualunque stagione è il piombo dei fucili, il «fuoco amico» che gli trafigge il cuore, lontano dalle case, negli immensi boschi del Canada. Sono gli sled dogs, i cani da slitta che pensiamo si divertano a trascinare turisti o a gareggiare nelle distese ghiacciate dell'artico, trainando una slitta per oltre 1.800 Km. come accade nella Iditarod trail sled dog race che si corre su un percorso praticato in Alaska fin dai tempi della corsa all'oro: da Anchorage a Nome o viceversa a seconda degli anni pari o dispari. Un tempo ci volevano 20 giorni, mentre oggi ne occorrono solo 10 grazie alle migliorate attrezzature, a un allenamento spietato dei cani e alla eliminazione fisica di quelli che sono troppo lenti. Correre veloci e dormire il meno possibile: queste sono le regole per vincere. Durante la gara, solo l'anno scorso, sono morti 5 cani, quasi tutti a causa delle estreme condizioni che ne hanno minato il fisico seppure temprato. Sì, perché a 40 gradi sottozero fa freddo anche per un Malamute.

Oggi, anche in Canada, i cani da slitta se la devono vedere con oltre 37 gradi (Celsius), un'ondata di caldo eccezionale, dalla quale non possono fuggire. L'avvocato e regista Fern Levitt era preoccupata della sorte di questi cani e, dopo avere guidato a lungo per controllarli, i suoi timori sono aumentati. «Fuori, in un campo senza copertura ombreggiata dagli alberi - ha detto la Levitt al sito Dodo - circa 200 cani da slitta stavano in piedi a zigzagare in cerchio e ad abbaiare senza fine. Le catene attorno al collo gli concedevano solo pochi passi, mentre barili di plastica con un buco ai lati erano tutto ciò che avevano per ripararsi, e stavano tutti fuori, perché dentro a quelle ridicolo botti il calore sarebbe stato insopportabile».

Questa era la scena che si presentava alla regista, a Chocpaw Expeditions, un allevamento di cani da slitta in Ontario. I cani vengono utilizzati per le escursioni con le slitte d'inverno, ma nella calura estiva, quando non c'è neve e non ci sono turisti, la Levitt ha filmato le loro misere condizioni di vita che diventano potenzialmente letali quando l'estate torrida colpisce anche le regioni nordiche del mondo.

«In tutto il Canada - continua il suo racconto la regista - abbondano quest'anno i cartelli che invitano a tenere i nostri animali domestici dentro casa e a prendere in considerazione le sanzioni salate per chi lascia un cane dentro una macchina in sosta. Pura ipocrisia, quando i cani da slitta sono lasciati al sole nella torrida estate canadese a morire di disidratazione e colpo di calore».

La Levitt ha denunciato tutto e consegnato il filmato alla Spca (protezione animali) dell'Ontario che ha provveduto a un'ispezione e a invitare gli allevatori ad apportare miglioramenti agli «alloggi» di questi poveri cani che, da maggio a ottobre, se non muoiono per il caldo, impazziscono di noia e vanno avanti indietro continuamente, legati alle catene, come fa l'orso nello zoo coi suoi movimenti stereotipati che indicano una noia perenne e incolmabile.

Anche d'inverno, come dimostra la prova estrema dell'Iditarod, i cani non sono certo felici di correre per 1.800 chilometri senza quasi dormire.

I cani da slitta, in Canada, sono considerati bestiame, ciò che li esenta dalle leggi sul benessere, che proteggono gli animali domestici. Cani e slitte sono stupendi e folcloristici. Nei cartoons di Natale, assieme alle nevi e alle renne.

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