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Dalle lezioni online ai turni di pomeriggio: cosa cambia alle scuole superiori

Il Ministero precisa che le norme entraranno in vigore tra qualche giorno. Scontro totale con le Regioni: "Metodo sbagliato, Azzolina ci lascia con i soliti dubbi"

Dalle lezioni online ai turni di pomeriggio: cosa cambia alle scuole superiori

Sulla scuola regna ancora il caos. Se da una parte il governo ha dato il via libera a una buona parte delle richieste avanzate dalle Regioni, dall'altra Lucia Azzolina ha continuano con il suo solito atteggiamento. E così ha provocato le dure reazioni del mondo scolastico e dei governatori. Il timore era quello di una chiusura delle classi sull'intero territorio nazionale, ma alla fine nel nuovo Dpcm è stato deciso che si proseguirà con le lezioni in presenza. Delle novità però riguarderanno gli studenti che frequentano le scuole superiori: mentre l'attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l'infanzia continua a svolgersi in presenza, non sarà proprio così per le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado.

Dovranno adottare forme flessibili nell'organizzazione delle lezioni, mediante l'incremento del ricorso alla didattica digitale integrata, "che rimane complementare alla didattica in presenza", modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, "anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9". Intanto dal Ministero dell'Istruzione hanno fatto sapere che le nuove misure non entreranno in vigore da oggi, ma tra qualche giorno, per "garantire una migliore organizzazione". Nelle prossime ore sono infatti attese indicazioni più specifiche alle scuole e alle famiglie. La Azzolina si è detta assolutamente contraria a ogni forma di misura generalizzata (che potrebbe colpire, ad esempio, chi dovrà sostenere l'esame di Maturità), favorendo invece interventi mirati e d'intesa con i dirigenti scolastici.

Scontro con le Regioni

Ma il compromesso trovato non è andato giù a tutti i governatori, che invece avevano chiesto una didattica a distanza a rotazione per gli ultimi due anni delle superiori, in modo da aiutare "a disingolfare i trasporti pubblici, salvando però la socialità dei più grandi e venendo incontro ai genitori che possono lasciare a casa da soli ragazzi di 17-19 anni". Giovanni Toti ha usato parole dure contro il ministro dell'Istruzione, accusandolo di essersi trincerato per l'ennesima volta "dietro all'autonomia scolastica lasciando tutto in mano ai dirigenti scolastici". Nello specifico è stato contestato il suo "riunionismo": alle Regioni è stato sempre chiesto di rimettersi intorno ai tavoli locali e alle conferenze dei servizi, ma questo non hanno portato a misure significativamente utili e incisive sul virus. "È stata una questione di metodo sbagliato: si è rivendicata l'autonomia scolastica degli istituti, ma lasciare da sole, senza indicazioni particolari, le istituzioni scolastiche regionali, che dipendono dal governo centrale, non ha mai portato particolare fortuna alle decisioni sulla scuola. Come sempre la Azzolina ci ha lasciato perplessi", ha sottolineato il presidente della Liguria.

Anche Antonio Decaro, presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani, è andato su tutte le furie: Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, dice che "non si può incrementare ulteriormente l'offerta del trasporto pubblico", ma contemporaneamente la Azzolina sostiene che per rimodulare gli orari e scaglionare l'ingresso e l'uscita degli studenti della scuola superiori - alleggerendo così la pressione sul trasporto pubblico - sarà necessario fare incontri con qualche migliaio di dirigenti scolastici. "A questo punto, mentre il virus avanza, tra due settimane staremo ancora parlando di cosa fare", ha tuonato il sindaco di Bari.

Era stato dunque chiesto di rafforzare la didattica integrata negli istituti superiori, soprattutto per le ultime tre classi: "Non rientra nelle prerogative né dei sindaci né delle Regioni organizzare i tempi e le modalità organizzative delle autonomie scolastiche".

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