La decisione di Emmanuel Macron di sciogliere il movimento «Soulèvements de la Terre» mettendo all'Indice, di fatto, il pamphlet del geologo svedese Andreas Malm Comment saboter un pipeline, pubblicato nel 2020 dalla casa editrice La Fabrique, organica al collettivo ecologista, è molto più che scivolosa. È pericolosa. Certo: Malm - per certa destra il «cattivo maestro» degli ultraecologisti, per la sinistra radicale una star - affronta un argomento spinoso oltre che facilmente strumentalizzabile, ovvero il ruolo strategico che il sabotaggio di macchinari e infrastrutture inquinanti può avere, come altre forme di guerriglia «civile» in passato, nella lotta alla crisi climatica oggi. Il suo libro, tradotto in otto lingue (in Italia da Ponte alle Grazie col titolo Come far saltare un oleodotto), inneggiando filosoficamente al metodo del sabotaggio sfiora l'apologia di reato. Malm, tra «comunismo di guerra» e «leninismo ecologico», propone un pensiero incendiario. Ma tutto ciò non giustifica la censura. Così come anche la peggiore delle vignette ha diritto di pubblicazione (non dimentichiamo Charlie Hebdo), così come la satira deve essere sempre libera, così come lo deve essere il giornalismo (fino a un centimetro prima del reato di diffamazione), così come qualsiasi opera d'arte è libera di dissacrare conformismi e religioni (e la critica sarà libera di stroncarla), allo stesso modo un libro, qualsiasi libro, ha diritto di pubblicazione. E se è portatore di idee «cattive» o pericolose lo si dovrà combattere con altri libri portatori di idee più «giuste» e più forti. I pilastri di una liberal-democrazia sono le parole, non gli oleodotti: si possono far saltare i secondi, ma non le prime. È il paradosso della democrazia. Alle parole sbagliate si risponde con parole migliori, non con la «cancellazione». Se si uccidono le parole, anche le peggiori, si uccide la libertà (e poi: chi decide quali parole sono buone e quali cattive?). Senza dimenticare un vecchio insegnamento.
Che le opere più perseguitate - ricordate il caso del Manifesto di Unabomber, il j'accuse antitecnologico di Theodore J. Kaczynski finito col diventare un libro di culto per le frange più radicali dell'anarchismo? - spesso sono le più ricercate.
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