Damilano sbarca in Rai ma è un "déjà vu". Non occorreva un giornalista esterno

La nuova striscia del giornalista non convince, però sfiora l'8% di share

Damilano sbarca in Rai ma è un "déjà vu". Non occorreva un giornalista esterno

Tutti questi mesi di attesa, fiumi di inchiostro versato, furibonde polemiche preventive per parlare di Pescopennataro? Con tutto il rispetto per il microscopico paese molisano di 236 abitanti e per i due simpatici vecchietti Angelina e Gennarino (186 anni in due), dal pomposamente annunciato programma di Damilano ci si aspettava un po' di più. Quando, con fare emozionato e a tratti incerto, naturale per un debutto, il giornalista calato a Raitre da La7 lunedì ha aperto la sua prima puntata raccontandoci di questo borgo che rischia di diventare un paese fantasma, ha lasciato un po' interdetti. Con la guerra alle porte, il Covid, il gas alle stelle, la campagna elettorale, che ce ne può importare di Pescopennataro? Poi, alla fine della trasmissione, si intuisce il nesso: anche in quel borghetto la gente è stanca delle promesse dei politici e non vuole andare a votare. Insomma il tema è il rischio dell'astensionismo alle elezioni.

Ok, capito. Trattasi, dunque, di trovata geniale raccontare il piccolo per spiegare il grande? Non sembra proprio. Poi, negli ultimi secondi della trasmissione arriva il «mini-spiegone» moraleggiante (i fan di Propaganda Live capiscono) con bacchettata ai politici che non si curano dei sedici milioni di italiani astensionisti: «A molto possono rinunciare, ma non alla dignità e non alla speranza. Buonasera».

Certo, a Marco Damilano non si chiedeva di inventarsi un programma nuovo anche perché tutto in tv è già stato inventato. Ma, stavolta, sinceramente, una domanda va posta: serviva importare in Rai un giornalista esterno per fabbricare una trasmissione che mette insieme reportage, piccole inchieste e interviste? Cioè quello che fanno tutte le altre? Damilano sostiene che bisogna dare spazio anche a chi non va sempre in tv (scelta anche questa non proprio innovativa), ma ovviamente ora siamo in campagna elettorale e dunque in prevalenza saranno ospiti i politici o gli uomini delle istituzioni. Ieri sera è toccato al Sottosegretario di Stato Franco Gabrielli sul tema delle possibili ingerenze straniere sul voto.

In ogni caso, la sfida di Il Cavallo e la Torre, la striscia di Damilano, è veramente difficile e coraggiosa: i suoi dieci minuti, ogni sera, alle 20,40 su Raitre, cominciano appena sono finiti i tg principali, in netta sovrapposizione con il Tg2 e sul filo della partenza di Otto e mezzo e Controcorrente. Il verdetto dell'Auditel della prima puntata, complice l'attesa, è positivo: 7,7 per cento di share con 1.323.000 spettatori.

Ma, per restare al gioco degli scacchi, di spiazzante per ora si è vista solo la statua (vera) del Cavallo Morente che appare alle spalle del giornalista: perché a lui è stato concesso l'onore di prendere l'ambito studiolo a pianterreno di Viale Mazzini. Comunque, c'è tutto il tempo per farci sorprendere.

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