
Benjamin Netanyahu arriva alla Casa Bianca per cercare in Donald Trump una sponda su Gaza e l'Iran, oltre ad essere il primo leader internazionale a recarsi di persona dal presidente americano per trattare sui dazi. Dopo il giallo della conferenza stampa annullata senza spiegazioni, il tycoon ha parlato lungamente con i giornalisti nello Studio Ovale con a fianco il premier israeliano, annunciando che gli Usa sono impegnati in discussioni dirette con l'Iran. «Sono iniziate, continueranno sabato ad alto livello, vediamo cosa succederà» ha detto, definendo «preferibili» i canali diplomatici: «Siamo in un territorio pericoloso, è per il bene di Teheran che i colloqui si concludano in modo positivo. Altrimenti, sarà in grande pericolo perché non può avere l'arma nucleare». Mentre su Gaza, ha affermato che «la guerra finirà in un futuro non troppo lontano» precisando che adesso «abbiamo il problema degli ostaggi». E Netanyahu ha affermato che Israele sta lavorando per raggiungere un «nuovo accordo». Prima dell'incontro, Trump ha partecipato ad un colloquio su Gaza in video conferenza organizzato dal collega francese Emmanuel Macron, che si trova in visita al Cairo, a cui erano presenti anche il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il re di Giordania Abdallah II. Mentre Bibi a Washington ha visto l'inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il segretario al Commercio, Howard Lutnick, con cui ha parlato dei dazi al 17% imposti alle esportazioni di beni negli Usa, principale partner commerciale dello Stato ebraico, che entreranno in vigore mercoledì. «Trump è un grande amico di Israele, gli ho assicurato che elimineremo il deficit commerciale con gli Usa. Lo faremo molto velocemente, è la cosa giusta da fare» ha poi detto al comandante in capo. Prima di vedere The Donald nello Studio Ovale, Netanyahu ha ricordato di essere «il primo leader straniero che incontra il presidente su una questione così cruciale per l'economia di Israele», anche se in realtà alti funzionari al seguito del premier hanno riferito che il suo interesse principale non riguardava necessariamente le tariffe doganali, ma l'Iran. In particolare, ha voluto presentare all'alleato la sua versione di «come dovrebbe essere un buon accordo con Teheran», che secondo una fonte dovrebbe portare «allo smantellamento completo del programma nucleare iraniano, come è successo in Libia». Il tycoon gli ha assicurato il suo sostegno in caso di un attacco di Israele contro gli impianti iraniani se non si raggiungesse un'intesa. Pare che l'incontro alla Casa Bianca sia stato fortemente voluto proprio da Trump, e secondo un alto funzionario di Tel Aviv, Netanyahu avrebbe anticipato il viaggio su sua richiesta: la delegazione «non ha idea di che cosa voglia parlarci e perché sia così urgente e importante per lui. Pensavamo a un incontro la prossima settimana», ha spiegato. Intanto, Israele ha notevolmente ampliato la sua presenza a Gaza da quando ha rilanciato la guerra contro Hamas il mese scorso: ora controlla oltre il 50% del territorio e sta schiacciando i palestinesi in cunei di terra sempre più piccoli. La più grande area contigua controllata dall'esercito è quella attorno al confine della Striscia, dove l'esercito ha raso al suolo case, terreni agricoli e infrastrutture palestinesi fino al punto di renderli inabitabili, secondo soldati israeliani e gruppi per i diritti umani.
La zona cuscinetto militare che è raddoppiata nelle ultime settimane: Israele ha detto che si tratta di una necessità temporanea per fare pressione su Hamas affinché rilasci gli ostaggi rimasti, ma per gli esperti il corridoio che divide il nord dal sud del territorio potrebbe essere utilizzato per esercitare un controllo a lungo termine. E l'Onu ha fatto sapere che dalla ripresa delle operazioni militari israeliane il 18 marzo, quasi 400mila persone sono state sfollate a Gaza.
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