Nemici per la pelle, in nome del pallone. Aurelio De Laurentiis e Luigi de Magistris non si sono mai amati. «Più facile far fare la pace a Usa e Urss che mettersi d'accordo con lui», diceva un anno fa il sindaco del presidente. «È bravissimo a parlare, ma amministrare è un'altra cosa», rispondeva l'altro. E avanti così, da sempre e fino a ieri, quando la sfida a distanza s'è trasformata in guerra aperta. Dichiarata acquistando le pagine di alcuni quotidiani per pubblicare una nota a firma SSC Napoli contro «De Magistris sindaco inadeguato» (foto). Sunto: «C'è una sola persona che conduce reiterati e offensivi attacchi alla città e ai napoletani ed è il suo sindaco, il quale, anziché rimediare agli innumerevoli disastri amministrativi della sua gestione, trova il tempo per polemizzare, con querula civetteria, con il presidente della Società Sportiva Calcio Napoli, strizzando l'occhio alla sedicente curva B, espressione usurpata in deliranti comunicati da frange opache e discutibili della tifoseria». Se non proprio l'atomica, certo un altro balzo nell'escalation delle polemiche tra i due, tutte legato allo stadio San Paolo. «Un cesso», secondo De Laurentiis. «Non ha investito nemmeno un euro», la piccata replica del sindaco, rintuzzata dal presidente con la minaccia di querele. Proprio come aveva già fatto l'inquilino di Palazzo San Giacomo quando il patron del Napoli aveva accusato: «I ritardi nella ristrutturazione dell'impianto? Il fratello del sindaco deve fare i concerti».
Un elemento essenziale nei conti di De Laurentiis e della Filmauro, la società di famiglia che produce film e gestisce il settore calcistico (che nei bilanci rappresenta l'84% dei ricavi): Aurelio ne vorrebbe uno nuovo di zecca, Luigi non si fida. Pochi, per lui, i 20.000 posti ipotizzati. «Si vuole togliere il calcio ai napoletani», la tesi del Masaniello azzurro. «Populismo», il contrattacco lealista. Fatto sta che si gioca ancora a Fuorigrotta, senza neppure uno straccio di convenzione (il Comune la vorrebbe di durata quinquennale, la società non ne vuol sapere), col Napoli costretto a versare nelle casse del Municipio il 10% degli incassi. E mentre la squadra vince, sindaco e presidente continuano a darsele di santa ragione. «Dopo i reiterati attacchi offensivi alla città ed ai napoletani l'ultimo affondo di de Magistris ho deciso di non sedermi più accanto a De Laurentiis».
Meglio uno dei seggiolini (la cui sostituzione è stata finanziata dalla Regione guidata dall'avversato Vincenzo De Luca) in curva B, tra i tifosi che contestano il presidente. Roba che a ripensare a Usa e Urss quasi viene nostalgia.
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