Il solito show del venerdì (anticipato alle 11 del mattino). Con una novità finale: il governatore Vincenzo De Luca prepara il «suo partito» per tentare il tris alla guida della Regione Campania. E soprattutto una mega scenografia: «Non abbiate paura degli elettori».
Si gioca sul filo di lana. Il governo Meloni ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge campana sul terzo mandato. L'udienza dovrebbe tenersi tra mesi. In Campania si potrebbe andare al voto tra settembre e ottobre prossimo. Basterebbe, dunque, uno slittamento di pochi mesi per creare l'ingorgo con De Luca candidato sub judice.
Ma non è questo il tema. Il tema del terzo mandato spacca anche il centrodestra. La Lega si è astenuta in Cdm sul ricorso. Ma la patata bollente è il Veneto. Lo stop a Zaia stimola gli appetiti di Fratelli d'Italia. «Penso che quella di Fratelli d'Italia sia una opzione che deve essere tenuta in considerazione» ha detto Meloni. Il gruppo dirigente veneto leghista non lo accetta. Stesso nodo in Friuli Venezia Giulia, regione nella quale il leghista Massimiliano Fedriga è al secondo mandato. Il dossier investe direttamente il segretario: «Spetta a Salvini tutelare i governatori leghisti» dicono i dirigenti del Carroccio.
Nel suo quartier generale di Santa Lucia De Luca ha convocato i giornalisti per rispondere all'atto di guerra del governo e al Pd che per bocca della segretaria Schlein aveva annunciato che il governatore uscente non sarà ricandidato. Tutto il gruppo regionale presente alla conferenza stampa si è spellato le mani per applaudire le invettive di De Luca contro Pd e Meloni.
«Mi candido anche senza il Pd - dice un temerario De Luca -, prenderò voti a destra e sinistra», dichiarazione poi smentita alle agenzie. C'è un precedente. Nel 2000 De Luca si candidò contro il suo partito a Salerno e vinse. Vuole ripetere l'operazione. Nel De Luca day, il governatore non si risparmia. Cita Musk, Il Vangelo, Papa Wojtyla e mette nel mirino Meloni: «Non abbiate paura. Le cose che hanno deciso sono per paura, degli elettori, forse anche di De Luca. Aprite il cuore alla speranza e soprattutto date ai cittadini la possibilità di decidere da chi essere governati. Si chiama democrazia». In ogni caso, il presidente della Regione Campania ribadisce: «Non è cambiato nulla, vado avanti, non si è modificata di una virgola la mia posizione e non si modificherà». Al Pd una doppia stoccata. La prima contro Stefano Bonaccini: «L'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo trasmettendo l'idea che con un atto di generosità ha rinunciato alla candidatura per il terzo mandato. In Emilia Romagna la legge elettorale non consentiva nessuna altra scelta». E poi al gruppo nazionale: «Come diceva Parmenide l'essere è il non essere non è». La prossima mossa potrebbe essere un maxi-rimpasto in giunta per silurare tutti gli assessori in quota Pd.
Show a parte, il destino di De Luca si deciderà nei prossimi mesi. Agli atti oggi c'è la rottura con il Pd e l'annuncio di una corsa solitaria. Anche se chi lo conosce bene non ha dubbi: tratta a un prezzo alto l'exit strategy.
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