Decine di aerei ogni giorno: già atterrati nel nostro Paese 45mila possibili "untori"

È la stima dei passeggeri a bordo dei velivoli provenienti dai Paesi colpiti dal "ceppo inglese". Anche così il virus può essere arrivato da noi

Decine di aerei ogni giorno: già atterrati nel nostro Paese 45mila possibili "untori"

Un nuovo quesito sta inquietando gli italiani: quante persone sono arrivate nel nostro Paese nelle ultime settimane da quelle destinazioni indicate dall'Oms come luoghi di incubazione del Covid 19 «mutato»? A quanti nuovi contagi siamo potenzialmente esposti? L'Organizzazione ha indicato il nuovo pericolo come proveniente dalla Gran Bretagna, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca e dall'Australia. Ma ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha emesso un'ordinanza che vieta in via immediata e fino al 6 gennaio ingresso e transito in Italia delle sole persone che negli ultimi 14 giorni hanno soggiornato o transitato in Gran Bretagna e nell'Irlanda del Nord. Perché questa decisione parziale, quando le indicazioni dell'Oms, fin dall'inizio di dicembre, riguardano in tutto quattro Paesi?

È molto difficile, se non impossibile, calcolare il numero di arrivi dai Paesi sotto osservazione. Ma possiamo ragionare su alcuni dati e tentare una stima, con tutte le incertezze e approssimazioni di un lavoro spannometrico. Diciamo subito il numero al quale siamo arrivati: almeno 45mila persone dall'allerta di inizio mese. Numero puramente indicativo, ma che ha una sua logica. Vediamo insieme come emerge.

Abbiamo cercato, su un rispettabile sito di prenotazioni, il numero di arrivi previsto per il 23 dicembre (ante ordinanza, naturalmente) dalle tre città europee «a rischio», Londra, Amsterdam, Copenaghen; destinazioni, i due principali poli aeroportuali italiani: Milano (Linate, Malpensa, Orio al Serio) e Roma (Fiumicino e Ciampino). Abbiamo tralasciato, per semplicità, gli aeroporti minori britannici (quali Liverpool, Manchester, Bristol, Birmingham: ieri, prima della chiusura, a Fiumicino sono atterrati un volo da Londra e uno da Bristol) e pure gli altri scali italiani.

Abbiamo fissato una data ipotetica, il 23 dicembre appunto, e il numero dei voli diretti è solo indicativo, perché non è detto che una destinazione sia servita tutti i giorni. Mercoledì prossimo, dunque, a Milano sono (erano) previsti 10 arrivi da Londra (easyJet, Wizzair, Ryanair, British e Alitalia), uno da Copenaghen (easyJet), 3 da Amsterdam (Alitalia e Klm). A Roma 4 voli da Londra (Ryanair, British, Alitalia), due da Amsterdam (easyJet e Alitalia), uno da Copenaghen (Sas). In tutto, nella giornata, 21 voli. E qui si tratta di valutare il numero di passeggeri, cosa decisamente opinabile, visto che è impossibile raccogliere dai certi.

I voli infraeuropei vengono effettuati da aerei di medio raggio, soprattutto i Boeing 737 e gli Airbus della famiglia 320; la loro capacità è, mediamente, di 180 posti. Le norme anti Covid non impongono limitazioni al riempimento: un aereo può essere colmo anche al 100 per cento, a condizione che i passeggeri indossino la mascherina, e l'aria sia filtrata e ricambiata ogni tre minuti. La Iata, l'associazione mondiale del trasporto aereo, dice che l'attuale perdita di passeggeri è di circa il 60 per cento. Al tempo stesso va ricordato che le nuove norme fissate dagli ultimi decreti e l'avvicinarsi delle festività natalizie hanno sicuramente dato un momentaneo impulso alla domanda. Un compromesso ragionevole confermato anche da vari esperti può essere quello di calcolare in circa 100 i passeggeri trasportati per ogni volo delle ultime due settimane, quindi 2.100 al giorno: oltre 30mila in 15 giorni. Inferiore il numero dei viaggiatori dei giorni d'inizio dicembre, momento in cui è partito l'allarme dell'Oms: calcolando la metà, fa altri 15mila passeggeri. Tirando le somme, dunque ecco che arriviamo a quel numero indicato all'inizio: potrebbero essere circa 45mila le persone giunte in Italia in dicembre dai tre Paesi europei del nuovo pericolo.

L'Oms ha indicato anche l'Australia; va detto che voli diretti per l'Italia non vengono effettuati, e quindi gli arrivi non sono immediatamente accertabili perché i passeggeri fanno scalo negli Emirati Arabi o a Francoforte.

Una situazione simile a quella che si è verificata dieci mesi fa, all'inizio della pandemia, quando furono cancellati ope legis tutti i voli da e per la Cina, ma trascurando il fatto che i passeggeri interessati a spostarsi avrebbero facilmente aggirato le norme facendo scalo in un hub intermedio. Come poi è andata lo sappiamo tutti.

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