Decreto, il Colle smentisce il governo

Fraccaro: «Il Quirinale ha i suoi tempi». Ma il testo non è ancora arrivato

Decreto, il Colle smentisce il governo

Roma E un'altra giornata è passata senza che il «decreto Genova» abbia visto la luce, o meglio abbia ricevuto il crisma della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ormai non è più questione di rimpallo di responsabilità e di scarica barile tra uffici dello Stato. Ieri il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, parlando al Senato, ha detto che non spetta al governo dettare i tempi del Quirinale. La presidenza della Repubblica si prende, ha aggiunto, «tutto il tempo necessario» per vistare il decreto sulla ricostruzione del ponte Morandi che, come ogni lettore può ben capire, è atteso con ansia da un'intera regione. Il fatto è che il Quirinale ancora ieri sera dichiarava di attendere il testo. Cui manca la «bollinatura» della Ragioneria attesa per oggi.

Il carattere d'urgenza del provvedimento, resosi necessario per affrontare la ricostruzione del ponte Morandi di Genova nel più breve tempo possibile, continua a essere insomma la nota stonata del cosiddetto «decreto emergenze». Di sicuro si sa soltanto che prevede una gara a inviti, per evitare la partecipazione di Autostrade alla ricostruzione del viadotto sul Polcevera. E di sicuro si sa da ieri che questo decreto punta a traghettare altre «emergenze» sociali come quella della cassa integrazione per aziende in crisi. È lo stesso vicepremier Luigi Di Maio ad annunciarlo «Siamo al lavoro per assicurare idonee tutele per i lavoratori che si trovano in drammatiche situazioni di difficoltà perché il partito che li doveva difendere ha eliminato con il Jobs Act i loro diritti e le tutele».

«La cassa integrazione per cessazione di attività - ha aggiunto Di Maio - la reintroduciamo nel decreto urgenze, cioè il decreto Genova». Confermando con questo lapsus che la lentezza della stesura del decreto, presentato in Consiglio dei ministri lo scorso 13 settembre, può non essere dovuta soltanto a problemi di copertura finanziaria o ad attriti con i tecnici del Ministero dell'economia, ma anche per inserire interventi eterogenei e altrettanto urgenti. Più giorni passano (senza che il decreto venga licenziato dal Quirinale), più si surriscalda la polemica politica. La sintesi dell'indignazione delle opposizioni la si ritrova nelle parole di Mara Carfagna. «Chiamarlo decreto emergenze è grottesco - spiega la deputata di Forza Italia -. A 43 giorni dal crollo di Ponte Morandi ancora non esiste. Il modo in cui il Movimento 5 Stelle affronta la tragedia di Genova dimostra che non sono adatti per governare. Il nostro Paese purtroppo ha fronteggiato nel corso del tempo gravi tragedie e i dati ci dicono che mai un esecutivo ha abbandonato così a lungo i cittadini, una città e delle infrastrutture vitali per l'economia del Paese in un frangente drammatico. Il decreto per il terremoto de L'Aquila è arrivato dopo 22 giorni, quello per il terremoto in Emilia in 8 giorni, per l'alluvione a Genova del 2011 sono bastati 13 giorni, per quella che ha colpito Livorno soltanto 10».

A togliere ulteriori alibi al ministero delle Infrastrutture ci pensa anche il procuratore capo di Genova. «I tempi della demolizione non dipendono dalla Procura - spiega Francesco Cozzi, parlando dell'incidente probatorio -.

Ci sono i periti nominati dal gip che dovranno fare i loro accertamenti e non è detto che non si possa poi procedere alla demolizione anche prima della scadenza dei 60 giorni. Certo, c'è anche il problema che non è ancora stato presentato un piano da chi ha le competenze».

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