Decreto dignità, i grillini votano contro l'emendamento che reintroduceva l'art. 18

Alla Camera si votano gli emendamenti al Decreto Dignità, voluto dal governo per riformare le leggi sul lavoro. Un emendamento, presentato da Epifani, chiede di reintrodurre le tutele dell'art. 18. I grillini votano contro, pur essendo una loro storica battaglia

Decreto dignità, i grillini votano contro l'emendamento che reintroduceva l'art. 18

Volevano reintrodurre l'articolo 18. Lo hanno detto per anni. Ma una volta al governo hanno bocciato un emendamento che prevedeva proprio questo. Ennesima giravolta dei Cinque stelle. Alla Camera è in discussione il decreto Dignità che, tra varie misure, disciplina i contratti a termine. Quando viene messo in votazione l'emendamento a firma Guglielmo Epifani, che riporta in vita le tutele previste dall'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, votano sì solo i deputati (13) di Liberi e uguali. Voto contrario viene espresso da 317 voti onorevoli, 191 quelli che si astengono. Appena esce il risultato in aula scatta un applauso, ironico, con cui la sinistra prende di mira il M5S, reo di aver votato contro un provvedimento che fceva parte del suo programma.

"La disoccupazione è in aumento. I consumi interni non si muovono - scrive su Facebook Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana -. La precarietà continua a macinare record storici grazie al Jobs Act e alle riforme folli di Renzi, Poletti e del loro governo. M5S e Lega ora hanno bocciato il nostro emendamento per la reintroduzione dell'art. 18 che avrebbe messo in sicurezza dai licenziamenti ingiusti i lavoratori; e rimettono pure i voucher". E rivolgendosi agli italiani dice loro: "Siete convinti che il vostro problema siano gli immigrati e avete già dimenticato le promesse sulla riforma Fornero, sulle accise carburante, sull'introduzione dell' articolo 18, sulla lotta alla precarietà, sulla riduzione delle spese militari. Andate a dirlo al ministro dell'Interno e al suo governo: occupati per davvero degli italiani - conclude Fratoianni - Ma quelli più deboli, non i ricchi sfondati cui vuoi regalare condoni, flat tax e grandi opere.

Duro anche il commento del Pd: "Il Partito democratico - dice Debora Serracchiani - prende atto che M5S e Lega lasciano intatto il Jobs act voluto e attuato dai governi Renzi e Gentiloni. E lo fanno dopo che per tutta la campagna elettorale hanno detto che lo avrebbero abolito e reintrodotto l'articolo 18. Ecco, proprio quel Jobs act che secondo le loro accuse non avrebbe creato posti di lavoro, danneggiato l'economia, tradito la fiducia di imprese e lavoratori, con la votazione di stamani alla Camera non viene toccato, anzi viene ribadita l'importanza del contratto a tutele crescenti. Quello che governo e maggioranza però fanno con questo decreto è intervenire in una fase delicata della nostra economia peggiorando il funzionamento del mercato del lavoro, facendo costare di più il contratto a termine, introducendo le causali, utilizzando il Jobs act, senza ridurre il costo del lavoro a tempo indeterminato: il contrario di quello che serve".

"Noi non ci stiamo a coprire con il nostro voto contrario la propaganda del ministro" Di Maio - tuona Renata Polverini (Forza Italia), annunciando l'astensione del suo gruppo - e per questo "chiedo all'Aula di lasciare esprimere con voto contrario solo il M5S perché si abbia una plastica rappresentazione di quando si fa propaganda e quando poi ci si deve assumere la responsabilità in questa Aula". Le ribatte Davide Tripiedi (M5S), vicepresidente della Commissione lavoro della Camera: "Non accetto questa strumentalizzazione e queste critiche.

Anche Laura Boldrini si scatena contro i grillini. "DiMaio in campagna elettorale 'Vogliamo ripristinare l' articolo 18'. Alla prova dei fatti oggi a @Montecitorio invece cosa fa il #M5S? Vota contro l'emendamento di Epifani che mirava a reintrodurlo. Il governo del cambiamento, sì, del cambiamento di idee".

Il coordinatore nazionale di Mdp, Roberto Speranza, commenta con ironia e amarezza: "Da Waterloo del Jobs Act a Waterloo dei 5 stelle che si rimangiano la promessa di ripristinare l’ articolo 18".

Matteo Orfini, presidente del pd, attacca Di Maio dicendo che non è in Aula e anzi "è muto" perché forse "si vergogna" del suo testo. Ma il vicepremier gli risponde, via Facebook, dicendo che "nelle Commissioni parlamentari abbiamo migliorato ancora il decreto Dignità, potenziando sia la lotta al precariato che il contrasto all'azzardo e la semplificazione fiscale.

Ci avevano sempre detto che non era possibile aumentare i diritti, e che anzi bisognava tagliarli per tornare a crescere. La crescita non è arrivata, ma solo il record di contratti a termine e del precariato". E promette: "È solo l'inizio".

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