L'operazione più imponente della storia repubblicana in termini di risorse messe a disposizione delle imprese, i 400 miliardi di euro di liquidità annunciati in pompa magna dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, è finanziata con 2,7 miliardi di euro. Un terzo della copertura del reddito di cittadinanza.
SALDO ZERO
La prima stranezza che salta all'occhio del decreto liquidità, nella versione definitiva pubblicata ieri nella Gazzetta ufficiale era già stata messa in risalto dall'ex viceministro dell'Economia Enrico Zanetti (nella foto). È un «poderoso decreto a saldo zero», aveva spiegato due giorni fa dal sito dei commercialisti Eutekne. La tabella della Ragioneria generale dello Stato ha confermato la versione di Zanetti. Il decreto con i prestiti garantiti per grandi e piccole aziende ha come dotazione un miliardo del fondo per le garanzie che è già nella cassa di Sace, la società di assicurazione pubblica del gruppo Cdp che dovrà garantire i prestiti delle aziende presso le banche. Poi ci sono 1,5 miliardi già stanziati nel primo decreto, il cosiddetto «Cura Italia», per il Fondo centrale garanzie delle Pmi, ai quali si aggiungono 229 milioni. In tutto sono 2,7 miliardi. Zero deficit, indebitamento (quindi cassa) qualche decina di milioni. La Sace, è autorizzata dal decreto a fornire garanzie su prestiti «fino a 200 miliardi. Ma avendo in cassa una cifra così bassa, non potrà mai garantire un somma così alta», spiega ancora Zanetti. Per il commercialista ed ex viceministro, con un capitale di 2,7 miliardi si può ottenere una leva molto più bassa, «forse 20 miliardi» se si applicano a Sace i metodi che utilizzano le banche. Per arrivare ai 400 miliardi ne servirebbero almeno 30. Possibile che lo Stato li metta a disposizione poi, ma nel decreto non ci sono.
I RISCHI
Dato all'apparenza tecnico, quello del saldo zero, che potrebbe avere ripercussioni sulla vita delle aziende che stanno attraversando la crisi più grave dal dopoguerra. In termini pratici, aggiunge Zanetti, «credo che alla fine saranno tutte rinegoziazioni» di vecchi debiti e «non nuova liquidità».
SACE E IL FONDO
Oltre ai tempi lunghi e ai rigidissimi paletti per accedere al credito, insomma, c'è il rischio che gli imprenditori si vedano negare il prestito perché Sace non se ne può fare carico. Le modalità pratiche per ottenere il prestito sono in via di definizione. Manca il via libera della Commissione europea e poi la definizione dei dettagli da parte di Abi, l'associazione bancaria, che ha già diramato le prime istruzioni. Il prestito gestito da Sace si chiama Garanzia Italia ed è rivolto a imprese «di tutti i settori e di tutte le dimensioni», anche se è stato pensato per le grandi aziende. La società ha già previsto un numero verde (800 020 030) per informare gli interessati. Ma le richieste dovranno essere presentate direttamente alle banche di riferimento, che poi si rivolgeranno alla Sace. I dettagli arriveranno con un decreto ministeriale.
GLI ESCLUSI
La versione definitiva del Dl Liquidità conferma l'esclusione delle «imprese in difficoltà», in crisi già prima della pandemia. È un obbligo europeo. Non è un diktat Ue invece l'esclusione delle imprese con inadempienze probabili prima del 31 gennaio 2020.
LE SOGLIE
La garanzia non è su tutto il prestito e quindi le aziende escludendo quelle a rischio insolvenza o in difficoltà - dovranno passare per le normali procedure di valutazione del rischio da parte della banca. La garanzia statale è al 90% per le imprese con 5mila dipendenti e fatturato sotto 1,5 miliardi. La percentuale scende all'80% per le aziende con fatturato tra 1,5 e 5 miliardi o con più di 5mila addetti. Percentuale minima, il 70% per i fatturati che superano i 5 miliardi. In tutti i casi il prestito non potrà superare il 25% del fatturato del 2019 o il doppio del costo del personale d'impresa. Dati che la banca preleverà dal bilancio. Le richieste scadono il 31 dicembre 2020 e il prestito sarà garantito da Sace e controgarantito dallo Stato. Potrà avere una durata fino a 6 anni con 24 mesi di preammortamento.
PER LE PMI
Decisamente più conveniente per le piccole imprese il Fondo centrale di garanzia (per aziende fino a 499 dipendenti), che è stato rafforzato prevedendo una garanzia pubblica del 100 per cento per i prestiti
fino a 800mila euro. Il tasso di interesse del Fondo di garanzia è calcolato su Rendistato (media di un paniere di titoli di debito pubblico italiano) con delle maggiorazioni. Il complesso può arrivare al 2 per cento.AnS
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