Delmastro va in Procura come indagato. E subito la sinistra invoca le dimissioni

Oggi l'interrogatorio per "rivelazione di segreto d'ufficio". Ma Fdi lo difende: "Quegli atti erano divulgabili". Opposizione all'attacco

Delmastro va in Procura come indagato. E subito la sinistra invoca le dimissioni

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove è indagato per rivelazione di segreto d'ufficio dalla Procura di Roma, nell'inchiesta sui documenti del Dap contenenti le conversazioni tra Alfredo Cospito ed esponenti della criminalità organizzata come lui al 41bis nel penitenziario di Sassari. Il sottosegretario potrebbe essere ascoltato già oggi per l'interrogatorio. L'invito a comparire davanti ai pm sarebbe arrivato ieri al ministero della Giustizia, quando gli inquirenti hanno cercato in via Arenula il sottosegretario per notificargli il provvedimento.

L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Ielo, è stata aperta dopo un esposto presentato dal parlamentare Angelo Bonelli a seguito dell'intervento in Aula, il 31 gennaio, del deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli sul caso Cospito. Il parlamentare aveva citato il contenuto di alcune conversazioni ascoltate dagli agenti di polizia penitenziaria tra l'anarchico ed esponenti della criminalità organizzata al carcere duro durante l'ora di socialità. Le frasi di Cospito e dei suoi interlocutori intercettate dagli agenti erano inerenti la sua battaglia contro il 41 bis e le proteste di sostegno da parte della galassia anarchica. Considerazioni come «fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma», erano contenute in una relazione di servizio della polizia penitenziaria trasmessa al Dap, poi arrivata nelle mani di Delmastro, che a sua volta, come lui stesso ha ammesso, ne aveva rivelato il contenuto a Donzelli che poi l'ha citato alla Camera. Le indagini dei magistrati, che hanno ascoltato diverse persone informate sui fatti come il capo del Dap Giovanni Russo, hanno poi appurato che quei documenti non erano stati trasmessi dal Dap, ma erano stati espressamente richiesti dallo stesso sottosegretario. Nell'indagine Donzelli non sarebbe indagato ma solo persona informata sui fatti e per questo potrebbe essere ascoltato come testimone.

É metà pomeriggio di ieri quando alla notizia dell'indagine a carico di Delmastro scoppia la polemica politica. Le opposizioni attaccano e chiedono le dimissioni del sottosegretario, fatta eccezione per il Terzo Polo. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano lo blinda: «L'iscrizione nel registro degli indagati non è una condanna e non c'è nulla di diverso rispetto a quanto già detto dal presidente del Consiglio». Insomma la linea di Chigi non cambia. Del resto la premier Meloni aveva già difeso i due esponenti di Fdi, respingendo la richiesta di dimissioni. Anche i capigruppo Tommaso Foti e Lucio Malan contrattaccano: «I documenti che avrebbe riportato secondo il Ministero della Giustizia non sarebbero secretati, mentre sicuramente è coperta dal segreto l'indagine a suo carico, che invece sta sui giornali».

I magistrati di Roma hanno invece ritenuto di procedere con l'interrogatorio di Delmastro, nonostante anche quanto dichiarato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il Guardasigilli ha voluto ribadire che quanto citato da Donzelli era contenuto di «una scheda di sintesi del Nic (Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, ndr) non coperta da segreto», dunque come quel documento non fosse classificato ma solo a «limitata divulgazione», che «rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classificazioni di segretezza ed è inidonea a connotare il documento trasmesso come atto classificato».

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