"La democrazia è superata". Grillo rilancia l'uscita dall'euro

Il comico torna a ventilare l'Italexit: "Chiedere al popolo italiano". E sulla democrazia: "Va superata, magari con un'estrazione casuale"

"La democrazia è superata". Grillo rilancia l'uscita dall'euro

"Dobbiamo capire che la democrazia è superata". In una intervista a Ian Bremmer per la trasmissione america GZeroWorld, Beppe Grillo torna di propotenze sulla scena politica riproponendo le proprie (folli) idee per cambiare la politica italiana. E, se da una parte propone di superare il parlamento ("magari con un'estrazione casuale"), dall'altra riaccende la miccia dell'Italexit, ovvero l'uscita del nostro Paese dalla moneta unica. "Il referendum è un modo per iniziare una conversazione su un ipotetico piano B", argomenta il comico genovese invitando il governo Conte a "far decidere al popolo italiano se rimanere dentro l'euro o no".

Si riparte dal piano B, dunque. Quello, per intenderci, che porta la firma del mancato ministro dell'Economia Paolo Savona, oggi titolare del dicastero agli Affari europei. Le slide, presentate ad un convegno della Link University Campus di Roma (leggi qui) e scovate dall'HuffingtonPost, parlavano di una linea "alternativa di politica economica" che non dovrebbe portare necessariamente all'Italexit, ma che è uno spunto per una"nuova era economica sovrana". Si parte dalla nazionalizzazione della Banca d'Italia e dalla reintroduzione dell'Iri per poi mettere in campo tutta una serie di misure che servano a "frenare una svalutazione eccessiva" ed evitare la manipolazione della moneta. Per minimizzare l'impatto sui conti pubblici di un'eventuale uscita dall'euro, il governo deve attenersi a una serratissima road map. La pianificazione dell'uscita deve essere pianificata, in segreto, dai funzionari chiave nel giro di un mese. Quando è tutto pronto l'esecutivo avverte, nel fine settimana (quando le banche e i mercati sono chiusi), i Paesi dell'Eurozona e le banche centrali avviando i negoziati. Il lunedì, infine, reintroduce la lira a parità con l'euro.

Il solo aver ipotizzato questo piano è costato la poltrona a Savona. Quando Matteo Salvini e Luigi Di Maio discutevano della squadra di governo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si era impuntato perché l'economista non andasse a sedere al Tesoro. Dopo un lungo braccio di ferro il leader leghista aveva ceduto spostando Savona agli Affari europei. Ora a riportare al centro del dibattito politico il referendum sull'euro e il piano B è Grillo. "Il movimento ha diverse anime - spiega - anche io e Casaleggio avevamo idee diverse. Abbiamo proposto un referendum sull'euro. Far decidere al popolo italiano se rimanere dentro l'euro, non l'Europa, nell'euro o no". Per il comico genovese il referendum è "un modo per iniziare una conversazione su un ipotetico piano B. Cioè noi non abbiamo un piano B, in caso succedesse qualcosa. Oggi da un momento all'altro cambia tutto, lo abbiamo detto prima, basta un tweet dall'altra parte del mondo per trasformare la politica economica di una nazione". "Devi avere un piano B. Sono sicuro che la Germania e la Francia hanno un piano B - continua il co-fondatore del Movimento 5 Stelle - non dico di lasciare l'euro così, ma di lasciar decidere al popolo italiano con un referendum".

Nell'intervista a GZeroWorld Grillo non nasconde, poi, il proprio scetticismo nei confronti della democrazia. "Dobbiamo capire che è superata", dice. "Che cos'è la democrazia quando meno del 50% va a votare? - si chiede - se prendi il 30% del 50%, hai preso il 15%. Oggi sono le minoranze che gestiscono i Paesi". Da qui l'idea, già ventilata un po' di settimane fa, di sostituire la democrazia "con qualcos'altro, magari con un'estrazione casuale". Il comico è convinto che si potrebbe "scegliere una delle due camere del Parlamento" a sorte.

"Casualmente - spiega - in maniera proporzionata per età, sesso, reddito, del Sud, del Nord, cosicché queste persone rappresentino veramente il Paese". Un'idea a dir poco folle che fa il paio con quella avanzata da Davide Casaleggio di sostituire il Parlamento con la piattaforma Rousseau.

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