La deriva emotiva della Boschi "Tremavo nel firmare la Cirinnà"

Il ministro di ferro si presenta in versione fragile ai giovani del Pd: "Mentre siglavo il maxiemendamento ho pensato a un mio caro amico portato via da una malattia"

La deriva emotiva della Boschi "Tremavo nel firmare la Cirinnà"

I polli di Renzi. Qualche pollastrella. E poi Maria Etruria Boschi: sempre più numero due di fatto del Pd, in un'unione tornata ferrea con Matteo, il compagno-segretario. («Ho querelato per molto meno», scherzerà lui quando viene presentato così, alla vecchia maniera, sul palco).È stata una lezione assai particolare, forse persino «di vita», quella tenuta ieri mattina a sorpresa dalla coppia Renzi-Boschi alla scuola di Formazione dei quadri pidì: più che una Frattocchie 2.0, un allevamento intensivo di giovani pennuti con l'uzzolo della politica. A patto che sia renziana, naturalmente. Vale lo stile, più che il personaggio; a maggior ragione quando il «Vip» della giornata non è il segretario-premier ma l'avvenente ministro. Finora tacciata di volta in volta delle peggiori nefandezze (anche a voler fare la tara del caso Etruria che coinvolge il su' babbo), ma soprattutto di una ferinità lontana e indifferente al destino degli uomini. Che si tratti di senatori o semplici spasimanti.In sala ce ne sono a iosa, di questi ultimi. Cosa che diventa evidente a metà dell'intervento, quando dopo il noioso preambolo sui due anni di governo, la Boschi decide di mettere sul piatto argomenti più toccanti. Reduce dalla faticaccia delle unioni civili a Palazzo Madama, punta dritto al cuore, prende fiato, si toglie la giacca. Rumoreggiano i polli di batteria prossimi venturi, occhieggiano i futuri quadri del partito, e lei con la disinvoltura della donna che fa penare li mena (per l'appunto) per il naso. Ma poi con nonchalance fa cadere il velo sull'anima contenuta nelle forme, racconta di come «mi tremava la mano quando ho firmato il maxiemendamento...». Via anche il sassolino dal tacco 12 - segnatamente le accuse del rozzo grillino Di Battista che ha parlato di «legge come le altre» -, e allora con un sospiro prosegue: «Non è stata una firma qualunque, non come altre... avevo in mente tanti volti e in particolare quello di un mio amico che quest'estate è andato via, se l'è portato via una malattia. Per lui la legge è arrivata tardi...». È il culmine del pathos suscitato dalla ministra: il colpo d'ala dell'amico perduto trafigge l'intera batteria di aspiranti-sospiranti seduta davanti, nella quale molti paiono coetanei della Boschi, e dunque due volte empatici, due volte interessati.Il resto della «lezione» è normale amministrazione, se così è lecito dire parlando della Boschi, che rafforza l'idea di una legge sprint sulle adozioni «per gay, single ed etero» (ma l'allargamento di campo sembra preludere a un annacquamento della materia scottante). Martedì il gruppo pd alla Camera elaborerà la proposta. L'occasione è ghiotta per togliersi anche altri sfizi, altre civetterie politiche. Roba da gufi, tipo i malumori della sinistra pd (Cuperlo è tornato a chiedere il congresso anticipato o dopo le amministrative o dopo il referendum; quando, presumibilmente, ci si precipiterà verso le Politiche). «A noi ci piacciono molto le elezioni, tant'è vero che se in un anno non ce ne sono chiediamo un congresso...», dice. E a Speranza ricorda che «l'Italicum non permetterà strane coalizioni né strani accordi», tanto per provare a chiudere le polemiche dopo l'arrivo di Verdini al tavolo della maggioranza.Altri, in paesi banali, sarebbero corsi al Quirinale per annunciare il cambio di coalizione in corsa.

Renzi, invece, ha accompagnato la ministra a scuola, lasciando a una sua battuta il gusto della novità verdiniana. «Sarebbe stata una vergogna se non avessimo fatto il gol con le unioni civili», si limita a dire lui ai pollastri. Che erano quattrocento, giovani e innamorati. Del dolce stil novo.

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