Tregua fragile, raid su Gaza. Ma Hamas e Israele firmano

Oltre 80 morti nella Striscia. Il premier minaccia lo stop, ma oggi l'ok del governo. I media: ostaggi rilasciati lunedì mentre Trump si insedia

Tregua fragile, raid su Gaza. Ma Hamas e Israele firmano
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Una crisi interna al governo israeliano, che rischia di portare alle dimissioni il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, esponente dell'estrema destra, e i suoi deputati. Il rimpallo di accuse tra Hamas e Israele, su chi abbia fatto marcia indietro all'ultimo momento sugli accordi di tregua per Gaza. I nuovi raid israeliani, incessanti, che mietono oltre 80 vittime, fra cui il terrorista responsabile della strage al rave del 7 ottobre, Muhammad Abu Al-Rus. L'intesa per il cessate il fuoco nella Striscia dovrebbe essere attuata già domenica, con il rilascio dei primi rapiti, ma se il voto del governo israeliano arrivasse sabato sera, come da anticipazioni, la liberazione dei rapiti slitterebbe a lunedì.

Tensioni e dubbi hanno dominato la giornata di ieri, non solo fra i due contendenti (Israele e Hamas) ma anche fra i membri dell'esecutivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu, incalzato dell'estrema destra, e fra il popolo israeliano, dilaniato fra la speranza che il conflitto finisca prima possibile, per consentire il ritorno dei 98 rapiti (vivi e morti) e il timore che questa tregua possa rappresentare un pericoloso precedente, capace di rafforzare la brutale strategia islamista della presa di ostaggi e accrescere la minaccia a Israele. Non a caso, due opposte manifestazioni si sono svolte ieri sera, una a Tel Aviv, per il via libera all'accordo, un'altra a Gerusalemme, per dire no all'intesa.

L'esecutivo israeliano avrebbe dovuto riunirsi ieri mattina per votare l'accordo. Ma la decisione è stata rinviata. La riunione e il via libera del governo all'accordo potrebbero arrivare in queste ore o slittare fino a sabato notte, circostanza che porterebbe a lunedì il rilascio dei primi ostaggi, nel giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Boi. Oggi un'alta delegazione di funzionari della Difesa israeliana sarà al Cairo per coordinare le questioni sul cessate il fuoco. L'esecutivo israeliano «non si riunirà finché i mediatori non avranno notificato a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi, ha spiegato l'ufficio di Netanyahu. Uno degli oggetti della contesa è l'identità dei prigionieri di cui Hamas chiede il rilascio, controversia su cui hanno lavorato ancora a Doha i due inviati americani, il rappresentante di Biden, McGurk, e quello di Trump, Witkoff. «Hamas vuole dettare i nomi, sta cercando di rinnegare l'accordo», ha accusato Netanyahu, che ha stigmatizzato i «tentativi di ricatto».

Hamas ha prima negato le accuse, puntato il dito sull'Idf, che con i suoi raid avrebbe «preso di mira un luogo in cui si trovava una delle prigioniere della prima fase dell'accordo», ha paventato il rischio che le bombe uccidano gli ultimi ostaggi in vita e solo alla fine di una lunga giornata ha fatto trapelare che le questioni sarebbero risolte e l'accordo firmato già ieri.

Nel frattempo è emersa la crisi interna al governo israeliano con i ministri dell'estrema destra, il responsabile delle Finanze e leader del partito Sionismo religioso, Bezalel Smotrich, e quello della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Quest'ultimo ha ribadito che il suo partito lascerà l'esecutivo se l'intesa sarà approvata e tornerà «solo se la guerra riprenderà». Ben Gvir ha chiesto a Smotrich di fare lo stesso, mentre quest'ultimo ha posto come condizione che Israele torni a combattere dopo la prima fase, fino alla sconfitta di Hamas. A offrire «una rete di sicurezza politica» per far passare l'intesa è il leader dell'opposizione Yair Lapid.

La Casa Bianca si dice fiduciosa che le ultime questioni possano essere risolte. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha spiegato nell'ultima conferenza stampa di aspettarsi «che l'accordo su Gaza parta domenica».

Ma è stato contestato: «Hai sventolato bandiera bianca davanti a Netanyahu. Perché hai consentito questo genocidio?» gli ha urlato un contestatore. Dopo il voto in Israele, gli oppositori avranno 48 ore per il ricorso alla Corte Suprema.

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