L'Italia si prepara a compiere un passo significativo verso il rilancio del nucleare. Il governo Meloni, sotto la diretta responsabilità del ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (in foto), intende varare entro gennaio il disegno di legge quadro per l'energia nucleare. Secondo fonti governative, il provvedimento (preparato da una commissione presieduta dal giurista Giovanni Guzzetta), che si ispira alle best practice europee, è in fase di verifica e, tra le novità principali, è prevista la creazione di un'agenzia di controllo sul nucleare, incaricata di monitorare la gestione degli impianti e lo smaltimento delle scorie. Inoltre, saranno previsti incentivi per la ricerca e la formazione, accompagnati da una campagna informativa per sensibilizzare la popolazione. Per completare il quadro normativo, tuttavia, saranno necessari circa due anni. I primi reattori potrebbero, pertanto, entrare in funzione all'inizio degli anni '30. Secondo il ministro Pichetto, «senza l'atomo, non è possibile decarbonizzare la produzione elettrica e garantire la sicurezza energetica al Paese».
Durante il World Future Energy Summit ad Abu Dhabi, la premier Giorgia Meloni ha evidenziato il ruolo strategico della fusione nucleare, definendola una soluzione che potrebbe «produrre energia pulita, sicura e illimitata, trasformando l'energia da arma geopolitica in risorsa ampiamente accessibile e cambiando di fatto il corso della storia». Questa visione si collega agli sforzi per rilanciare la competitività italiana, gravata da costi energetici più alti (se non doppi) rispetto a Paesi come Spagna, Germania e Francia. Una situazione di svantaggio competitivo denunciata a più riprese dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini
Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso il suo sostegno al progetto, evidenziando l'importanza di «un approccio pragmatico e razionale» per garantire l'indipendenza energetica dell'Italia. Il ministro da mesi ha annunciato la creazione di una società nazionale a maggioranza pubblica (con Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo) che si occuperà di produrre e implementare reattori nucleari di ultima generazione, come gli Small Modular Reactor (Smr), descritti come «sicuri, puliti e componibili». Questi impianti, trasportabili su container e installabili su richiesta delle imprese, rappresentano la vera risposta innovativa alle esigenze energetiche. Si tratta di tecnologie all'avanguardia, distanti dalle grandi centrali di terza generazione chiuse negli anni '80.
Urso mercoledì scorso aveva anticipato la presentazione a breve del collegato alla manovra economica per ridefinire il quadro normativo del nucleare. Questa strategia, secondo il ministro, completerà lo sviluppo delle rinnovabili, garantendo un mix energetico bilanciato e la sicurezza strategica del Paese.
Il ritorno al nucleare suscita opinioni divergenti. Per il deputato Luca Squeri (Forza Italia), «abbiamo dato il via libera al ritorno di questa tecnologia» e «questo passaggio costituisce un ulteriore, necessario step». D'altro canto, le deputate del Movimento 5 Stelle, Ilaria Fontana ed Emma Pavanelli, criticano l'iniziativa affermando che il nucleare comporta «costi enormi», aggiungendo che «già oggi cittadini e imprese pagano cara l'energia perché la facciamo col gas, figuriamoci un domani col nucleare!». Per quanto l'incisività dei pentastellati a livello locale sia ormai trascurabile è facile prevedere che tanto l'M5s quanto il Pd e le altre formazioni di sinistra cavalcheranno le proteste ambientaliste.
Quelle stesse che, da anni, impediscono di passare alla fase esecutiva del Deposito nazionale delle scorie per il quale non è stato ancora individuato il sito nonostante l'Italia rischi una salatissima procedura di infrazione.
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