Dieci anni fa la strage di Duisburg. Ma la 'ndrangheta fa affari come prima

Il 15 agosto del 2007 il regolamento di conti tra cosche in Germania

Dieci anni fa la strage di Duisburg. Ma la 'ndrangheta fa affari come prima

Dieci anni dopo la strage di Duisburg non è cambiato nulla. La 'ndrangheta continua a fare affari in Germania e in mezza Europa, investendo in affari trasparenti come immobili e attività commerciali gli enormi proventi del traffico di stupefacenti di cui è ormai monopolista. Il sangue di Marco Marmo, Francesco Pergola, Tommaso Venturi, Marco Pergola, Francesco Giorni e Sebastiano Strangio, inchiodati a una Golf nera e a un'Opel Combo da settanta colpi sparati appena fuori il ristorante italiano Da Bruno a Duisburg, non ha lavato via le 'ndrine di San Luca che da 30 anni e più si fanno la guerra. I Pelle-Vottari-Romeo da una parte e Nirta-Strangio dall'altra. La mattanza di Duisburg nello spietato codice della mafia calabrese è la risposta all'omicidio di Maria Strangio, uccisa il giorno di Natale del 2006 in un agguato al posto del marito. Perché Duisburg? Era ed è la base logistica per l'organizzazione e la gestione del traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel 2011 quando fu arrestato in una pizzeria calabrese a Oberhausen in Germania Bruno Pizzata era un broker della ndrangheta che con il suo gruppo criminale era in grado di gestire spedizioni di quintali di cocaina al giorno con appoggi logistici a Milano passando da Duisburg, Oberhausen e Dusseldorf, Amsterdam e Anversa in Belgio. Per il pm antimafia Carlo Caponcello «Duisburg costituisce il momento in cui la 'ndrangheta deve stabilire chi comanda in Germania».

La vittima più giovane è Giorgi, 17 anni appena. Venturi muore 18enne da pochi minuti: quella sera festeggiava il suo ingresso nella cosca, come dimostrerà il santino bruciacchiato di San Gabriele che gli inquirenti gli trovano addosso, simbolo del rito di iniziazione chiamato «la copiata». Per ognuno, come se non bastasse la gragnola di pallottole, c'è il colpo di grazia in testa. L'omicidio non viene rivendicato ma non ce n'è bisogno. Dopo due anni di indagini la squadra mobile di Reggio Calabria cattura tutti i componenti del gruppo di fuoco guidato da Giovanni Strangio, arrestato in Olanda a Diemen vicino Amsterdam nel 2009. Nella Clio usata per la strage c'è invece il Dna di uno dei killer. Uno dopo l'altro finiscono in manette i boss delle due famiglie, da Giuseppe e Paolo Nirta ad Antonio e Francesco Pelle, 32 anni, arrestato su una sedia a rotelle in una clinica di Pavia. Un agguato il 31 luglio 2006 gli aveva portato via l'uso delle gambe. La morte della Strangio è stata la sua vendetta. Da allora non è successo più nulla. C'è un'inchiesta della procura di Reggio Calabria su una presunta trattativa Stato-ndrangheta mai andata a buon fine. E c'è anche un pentito di ndrangheta che riferisce di presunti accordi: «C'è stata una trattativa Stato-'ndrangheta dopo la strage di Duisburg dice Luigi Bonaventura, oggi in carcere per un residuo di pena da scontare - hanno consegnato i responsabili di questo eccidio.

Ci sono state alcune mosse di boss come Toni Pelle detto Gambazza, so che ha trattato con lo Stato dopo Duisburg. Fino alla sua morte non era il capo, ma era il custode delle regole». E la prima regola è che gli affari vengono prima dell'onore.

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